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PREVIDENZA E RISPARMIO
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Garantirsi lo
stesso livello economico per quando si smetterà di
lavorare, proteggere le persone care dalle
incertezze del domani: investire i propri risparmi
in una logica di medio-lungo periodo: obiettivi
che possono essere soddisfatti attraverso una
polizza vita, un prodotto che, per le sue
caratteristiche, rappresenta lo strumento
fondamentale di quella previdenza individuale a
cui ogni persona dovrebbe pensare per tempo.
Perché scegliere le assicurazioni sulla vita?
Perché danno certezza nel tempo a te e alla tua
famiglia, permettendoti di costruire un capitale
sicuro da lasciare ai i tuoi cari in caso di morte
e garantendo la serenità della tua vecchiaia con
una pensione integrativa, con la copertura dal
rischio di grave malattia o di perdita
dell’autosufficienza, fornendoti la possibilità di
assicurare gli studi ai figli. Valorizzano inoltre
i tuoi risparmi, perché ti permettono di
investirli con strumenti orientati ad ottimizzarne
la redditività nel medio/lungo periodo.
Prima
di decidere
La
pianificazione previdenziale e l’assicurazione
I
fondi pensione
I
Piani pensionistici individuali
La
polizza vita
Le assicurazioni caso vita
Le
polizze per la famiglia
Le
polizze miste
Le
polizze Unit linked e Index linked
Le
polizze Long Term Care
Le
polizze Dread Disease
“Investire
in cultura”
Il
premio
La
nota informativa
Come
si calcola la pensione pubblica
Prima di
scegliere un’assicurazione vita è opportuno
procedere con la pianificazione previdenziale e
rispondere alle domande del consulente
previdenziale sul proprio lavoro, la situazione
familiare, le prospettive previdenziali, in modo
da poter definire gli obiettivi e scegliere la
soluzione più adatta alle proprie esigenze. Il
consulente deve offrire spiegazioni chiare ed
esaurienti sul tipo di contratto proposto ed è
tenuto, per legge, a consegnare la nota
informativa che spiega gli aspetti essenziali
della polizza. Una attenta lettura della nota,
fatta insieme al consulente, consentirà ulteriori
approfondimenti e permetterà di capire se la
soluzione prospettata è effettivamente quella che
risponde meglio alle proprie esigenze
previdenziali, evitando così di incorrere negli
svantaggi che derivano da una scelta sbagliata
Pianificare gli
investimenti per fini previdenziali non è
un’operazione difficile se si segue un criterio
che parte dall’identificazione degli obiettivi e
degli strumenti idonei al loro conseguimento. È
utile capire:
quando è possibile andare in pensione e con quali
regole;
quanto,
presumibilmente, si potrà ricevere al termine
dell’attività lavorativa (in relazione ai
contributi complessivamente versati e all’attività
svolta);
quali altri tipi di protezione garantisce lo Stato
(ad esempio nei casi di invalidità). A questo
punto, se si ritiene di non essere
sufficientemente protetti, nasce la necessità di
ricorrere alle forme di investimento che
costituiscono gli strumenti di previdenza
integrativa. Si tratta delle forme pensionistiche
complementari e delle polizze vita.
Pianificare gli
investimenti per fini previdenziali non è
un’operazione difficile se si segue un criterio
che parte dall’identificazione degli obiettivi e
degli strumenti idonei al loro conseguimento.
È utile capire: Il loro obiettivo è
l’erogazione di trattamenti pensionistici
complementari al sistema obbligatorio pubblico; si
dividono in due grandi categorie: i fondi pensione
chiusi, i fondi pensione aperti, le polizze
pensionistiche individuali (FIP). Ecco le loro
caratteristiche principali:
I fondi chiusi sono destinati ai lavoratori,
dipendenti ed autonomi, organizzati in gruppi. Le
caratteristiche dei fondi chiusi sono definite da
datori di lavoro e sindacati nell’ambito dei
contratti di lavoro nazionali o aziendali oppure
concordate tra i lavoratori autonomi attraverso i
loro sindacati o associazioni professionali.
I fondi aperti sono costituiti dalle società
specializzate nella gestione del risparmio e dalle
imprese di assicurazione e destinati ad ogni
singolo lavoratore per il quale non sia stato
costituito un fondo pensione chiuso o che
preferisca trasferirsi dal fondo chiuso a quello
aperto; oppure ad interi gruppi di lavoratori che
intendano aderire ad un fondo aperto invece di
costituirne uno chiuso. Nei fondi pensione
confluiscono i contributi personali dei lavoratori
e, per i dipendenti, vi sono due ulteriori fonti
di finanziamento: da un lato il contributo del
datore di lavoro, dall’altro il TFR (la così detta
liquidazione) che andrà anch’esso a costituire la
pensione integrativa del lavoratore. Ai
vantaggi fiscali va aggiunto che le somme
provenienti dal TFR verranno investite nei fondi
pensione in modo più conveniente per il
lavoratore. I patrimoni dei fondi pensione
devono essere gestiti da compagnie di
assicurazione, banche, s.i.m. o società di
gestione di fondi comuni di investimento.
In molti fondi, ogni sottoscrittore potrà
scegliere la linea di investimento
(obbligazionaria, azionaria o bilanciata) che gli
è più congeniale tra quelle individuate dallo
stesso fondo pensione, in funzione della propria
propensione al rischio e degli anni che lo
separano dal pensionamento. Non solo, ma ci
saranno anche linee di investimento con garanzia
di risultato, particolarmente nei fondi gestiti
dalle compagnie di assicurazione. Quando verrà
il momento della pensione di vecchiaia o
anzianità, il fondo inizierà ad erogare la
pensione integrativa che andrà a sommarsi a quella
pubblica. L’importo di questa pensione
integrativa dipenderà:
dai risultati finanziari ottenuti dal fondo
pensione nel corso degli anni,
dalla
speranza di vita del lavoratore all’età del
pensionamento,
da quanto si vorrà destinare della pensione
integrativa al coniuge sopravvivente, cioè di
quanto si vorrà che questa sia reversibile. In
questa fase, cioè al momento del pagamento della
pensione, il ruolo preponderante sarà giocato
dalle compagnie di assicurazione: le sole, fra
tutti i soggetti che possono gestire i fondi, alle
quali la legge ha affidato anche il compito di
offrire le rendite pensionistiche.
Le PIP sono forme pensionistiche attuate mediante
speciali contratti di assicurazione sulla vita.
Queste nuove coperture possono essere di diverso
tipo: a) si può optare per quelle tradizionali
di tipo rivalutabile, in pratica per una polizza
vita che assicura un rendimento minimo garantito e
l’acquisizione definitiva dei risultati finanziari
maturati in ciascun anno; b) oppure si può
scegliere una tipologia più orientata al
rendimento nel medio-lungo periodo, come le unit
linked, cioé le polizze vita agganciate al valore
delle quote di fondi assicurativi o di fondi
comuni d’investimento. Possono dare risultati più
brillanti, anche se il rischio è
significativamente più alto; c) un terzo tipo
prevede un mix che combina le due formule ora
descritte. Si può quindi scegliere la soluzione
più adatta in base agli anni che mancano alla
pensione e al rischio che si è disposti ad
accettare. In ogni caso è possibile, nel corso
degli anni, modificare le proprie scelte.
La soluzione
assicurativa è il fondamentale strumento di
investimento previdenziale perché è l'unico in
grado di proteggere dai vari fattori di rischio,
sia finanziari che collegati agli eventi della
vita. Il mercato delle assicurazioni sulla
vita in Italia offre molte tipologie di prodotti,
che si differenziano anche dal punto di vista
delle garanzie finanziarie.
Una delle
principali caratteristiche, presente in molti tipi
di assicurazioni sulla vita, è il consolidamento
dei risultati finanziari. Il rendimento
finanziario riconosciuto anno dopo anno, in altre
parole, viene "consolidato": cioè diviene un
diritto acquisito definitivamente per il
sottoscrittore, anche di fronte a un andamento
negativo negli anni successivi. Generalmente,
(e in tal caso la nota informativa lo indica con
chiarezza) è prevista una garanzia di risultato,
calcolata sulla base di un rendimento annuo minimo
che costituisce un preciso impegno
dell'assicuratore e che non ammette deroghe
nemmeno di fronte a un andamento sfavorevole degli
investimenti. Più in dettaglio, vediamo quali
sono le ragioni per investire in una polizza vita:
1. E’ la sola che costituisce un investimento
veramente previdenziale. Oltre alla possibilità di
costituire una rendita sicura per tutta la vita
(per chi la vuole), fornisce infatti le coperture
aggiuntive per i rischi che si corrono anche
durante il periodo lavorativo: per esempio
un’invalidità, a fronte della quale la tutela
dello Stato è decisamente bassa. 2. E’
flessibile, in quanto l’importo e la durata dei
versamenti sono lasciati alla piena libertà
dell’assicurato, che si può così costruire una
pensione su misura. 3. Consente la
reversibilità, cioè l’attribuzione della rendita a
un’altra persona, in caso di decesso
dell’assicurato. 4. Protegge l’investimento
grazie alla possibilità di ottenere la garanzia
finanziaria del rendimento annuo minimo e (nelle
forme più diffuse) al consolidamento dei risultati
di volta in volta raggiunti, grazie al quale
l’investimento può solo crescere e mai perdere di
valore. I contratti di assicurazione sulla
vita non sono tutti uguali. Al contrario, fra di
essi si trovano diverse formule adatte a
soddisfare esigenze differenti. La prima e più
semplice distinzione va fatta tra le assicurazioni
che consentono di riscuotere, a una data
prefissata, un capitale o una rendita
("assicurazioni caso vita"), e quelle che invece
hanno lo scopo di eliminare gli effetti economici
negativi che possono derivare dai fatti della
vita: la morte, ma anche l'invalidità e le
malattie gravi ("assicurazioni caso morte"). Una
terza categoria di polizze nasce dalla
combinazione di queste due ("assicurazioni
miste"). Ognuna di queste tre grandi categorie di
assicurazioni sulla vita offre una gamma
estremamente ampia di soluzioni, ciascuna delle
quali è caratterizzata da un diverso peso delle
componenti di risparmio e di quelle assicurative.
Contratti apparentemente simili possono quindi
presentare aspetti molto diversi: per questo
quando si confrontano fra loro i prodotti di più
compagnie conviene verificare che si tratti
effettivamente di polizze omogenee, con lo stesso
tipo di garanzie. Esiste poi una quarta categoria
di "ultima generazione" costituita da contratti ad
elevato contenuto finanziario, volti ad
ottimizzare la valorizzazione dei capitali
investiti. Si tratta dei contratti Index Linked,
collegati agli andamenti borsistici, e dei
contratti Unit Linked, espressi in quote di fondi
di investimento
Le polizze
caso vita sono i contratti di assicurazione adatti
a rispondere alle esigenze di chi desidera,
innanzitutto, affrontare il problema del proprio
futuro previdenziale, precostituendosi un reddito
o una disponibilità di denaro tale da integrare le
entrate della pensione. Alla scadenza del
contratto, la cui durata può essere scelta
liberamente dal contraente in base alle proprie
effettive esigenze, la compagnia corrisponde, a
seconda del tipo di polizza prescelto, una rendita
vitalizia (che viene pagata cioè fintanto che
l'assicurato è in vita) o un capitale. In caso
di morte dell'assicurato prima della scadenza del
contratto, è prevista, di solito, la restituzione
agli eredi o ai beneficiari indicati in polizza,
della somma dei premi versati, rivalutati.
L'assicurazione di rendita vitalizia
garantisce, per tutta la durata della vita, una
integrazione del reddito post-lavorativo e appare
dunque come la soluzione ottimale per i problemi
di tipo previdenziale. Infatti accantonare
semplicemente un capitale da consumare
gradualmente nel corso degli anni non è in realtà
la soluzione migliore. Questo perché non è dato
sapere il numero di anni durante i quali si dovrà
attingere a quel denaro: per chi smette di
lavorare a 65 anni potrebbero essere 10, 15 o
anche di più, ed è il caso di chiedersi se il
capitale sarà sufficiente. Il contratto di rendita
risolve proprio questo aspetto perché il "rischio”
di longevità è trasferito sull'assicuratore, che è
in grado di affrontarlo utilizzando le tecniche
proprie della sua professione, basate sui dati
statistici e sul calcolo delle probabilità.
L'assicurazione di rendita vitalizia può
assumere due forme: quella immediata e quella
differita. La prima comporta la corresponsione
della rendita immediatamente dopo la stipula del
contratto: il pagamento del premio (evidentemente
una cifra di una certa consistenza) avviene in
un'unica soluzione. La compagnia, da quel momento,
verserà periodicamente la rendita fino a quando
l'assicurato sarà in vita. La rendita
differita, che è la formula di gran lunga più
diffusa, prevede invece la corresponsione del
vitalizio dopo un certo numero di anni dalla
stipula del contratto. Durante tutti questi anni i
premi versati vengono investiti. Tutti i
contratti di rendita vitalizia possono anche
prevedere la reversibilità della rendita e cioè la
sua attribuzione ad un'altra persona, per esempio
il coniuge, alla morte dell'assicurato.
La scomparsa di
chi contribuisce in maniera determinante al
bilancio della famiglia potrebbe avere conseguenze
assai gravi. Chiunque abbia una famiglia avverte
poi l'esigenza di mettere i propri cari in grado
di affrontare con immediatezza gli impegni
economici che inevitabilmente sorgono in
situazioni del genere. Un utile strumento di
previdenza sono le assicurazioni per il caso
morte, che esistono in due forme: temporanea e a
vita intera. L’assicurazione temporanea è la più
diffusa e, per tutta la durata prevista dal
contratto, copre il caso di morte dell'assicurato
dovuta sia ad infortunio che a malattia: se questa
dovesse verificarsi, la compagnia verserebbe ai
beneficiari il capitale previsto dal contratto. Il
costo della polizza è stabilito inizialmente e non
varia per tutta la durata del contratto, nemmeno
in caso di aggravamento del rischio assunto
dall'assicuratore (in caso cioè di malattie o
invalidità dell'assicurato sopraggiunte dopo la
stipulazione). L'importo del premio è determinato
in base allo stato di salute dell'assicurato e, in
alcuni casi, alle attività svolte. Se il capitale
non è particolarmente elevato è sufficiente la
compilazione di un questionario; altrimenti è
necessario sottoporsi a visita medica. Se il
contratto è stipulato senza visita medica, sono
previste di solito alcune limitazioni di garanzia;
queste riguardano solo i primi mesi successivi
alla conclusione del contratto: i termini precisi
sono specificati nelle condizioni di polizza
(clausola di carenza). Le dichiarazioni rese
dall'assicurato attraverso il questionario devono
essere veritiere e complete, per evitare in
seguito le contestazioni dell'assicuratore che,
non avendo potuto valutare correttamente il
rischio, potrebbe legittimamente rifiutare, in
tutto od in parte, la prestazione. La compagnia
non può in nessun caso risolvere il contratto,
mentre il contraente (oltre alla facoltà iniziale
di recesso) può farlo in qualsiasi momento, dopo
avere pagato il premio del primo anno.
L'assicurazione a vita intera, a differenza della
temporanea, copre invece tutto l'arco della vita
dell'assicurato, anche se il pagamento dei premi
può avvenire durante un numero di anni prefissato,
scelto dal contraente. L'assicuratore si impegna a
versare un capitale rivalutato agli eredi o ai
beneficiari alla morte dell'assicurato, in
qualsiasi momento questa si verifichi. Per questa
ragione si tratta di una soluzione particolarmente
adatta a chi, avendo accumulato un certo
patrimonio, vuole trasferirlo integralmente agli
eredi: offre infatti una disponibilità immediata
che può essere utile per pagare le imposte di
successione e per affrontare le eventuali altre
spese. È bene ricordare, inoltre, che anche con
questa forma di assicurazione, le somme
corrisposte in caso di morte dell'assicurato sono
esenti dall'imposta sulle successioni e
dall'IRPEF.
Un capitale o
una rendita a scadenza e in più una serie di
garanzie per affrontare i rischi della vita
(malattia, invalidità, decesso), combinandole tra
loro in modo da dare una risposta adeguata alle
esigenze della famiglia. Le polizze miste sono
caratterizzate proprio dall'unione di garanzie
diverse, e questo ne ha determinato una grande
diffusione. Le esigenze alle quali questi
contratti sono in grado di rispondere sono in
sostanza tutte quelle viste fin qui, sia per
quanto riguarda le polizze previdenziali, sia per
quelle per la famiglia. La parte più importante
del premio versato dal contraente viene impiegato
per la costituzione del capitale o della rendita
pagabili alla scadenza, mentre la parte rimanente
di premio va destinata a fronteggiare gli altri
rischi. Un particolare tipo di assicurazione mista
viene utilizzato per realizzare piani di risparmio
a favore dei figli, per garantire loro una
disponibilità economica per tutta la durata del
ciclo di studi, fino all'università e oltre,
qualunque cosa accada. In caso di morte del
genitore (o comunque di chi, pagando i premi,
alimenta il piano) e in alcuni contratti anche in
caso di invalidità di questi, la polizza
garantisce, di solito, il pagamento dei premi
rimanenti a carico della compagnia e la
corresponsione di una rendita temporanea sino alla
scadenza del contratto.
Le polizze
unit-linked e le index-linked rappresentano una
nuova generazione di prodotti assicurativi, in
grado di offrire un’interessante remunerazione
finanziaria. Nate e sviluppatesi nei paesi
anglosassoni, queste coperture sono oggi in
vendita anche in Italia e destinate ad un vasto
pubblico di risparmiatori. Unit-linked
Le unit-linked offrono una possibilità di
scelta assai ampia: in base all’età, alla
propensione al rischio ed alla propria condizione
economica. È inoltre possibile modificare, durante
il contratto, le scelte fatte all'inizio. Le
unit-linked funzionano così: i premi versati sono
espressi in quote di un fondo interno dell’impresa
di assicurazione o in quote di uno o più fondi
comuni di investimento. La prestazione è
determinata moltiplicando il numero delle quote
possedute per il loro valore di mercato in quel
momento. Questo tipo di prodotti non offre
generalmente un rendimento minimo garantito o il
consolidamento dei rendimenti anno per anno. La
loro caratteristica è infatti di essere
investimenti di medio e lungo periodo, studiati
per raggiungere i migliori risultati possibili
alla conclusione del contratto.
Index-linked Nelle polizze
index-linked il valore delle prestazioni è legato
all’andamento di uno o più indici azionari oppure
ad altri valori come un titolo o un altro tipo di
indice (per esempio l’inflazione). Esempi di
index-linked sono le polizze che prevedono una
prestazione direttamente riferita all’andamento
dell’indice scelto; e le "better-off", che
prevedono due prestazioni alternative, con la
garanzia di un rendimento minimo. Se alla scadenza
del contratto l’andamento dell’indice o degli
indici di riferimento è stato positivo si avrà il
pagamento del capitale versato maggiorato
dell’incremento dell’indice; nel caso che l’indice
(o il paniere di indici) di riferimento non abbia
dato risultati positivi viene comunque restituito
il capitale versato più il rendimento minimo
garantito. Prima di concludere l'acquisto di
un prodotto unit linked o index linked,
l’assicuratore deve consegnare una nota
informativa contenente:
le
soluzioni di investimento disponibili e le
combinazioni possibili fra più soluzioni;
il
profilo di rischio/rendimento associato ad ogni
soluzione di investimento;
l’esistenza
o meno della garanzia di risultato finanziario;
il
livello delle coperture per il caso di morte o di
altri eventi della vita;
le
prestazioni attendibili in caso di riscatto totale
o parziale delle quote;
i
costi diretti e indiretti che gravano sul
sottoscrittore (assicurando).
Le polizze Long
Term Care sono forme di investimento previdenziale
mirate a risolvere i problemi economici legati
alla longevità ed alla non autosufficienza. Tali
sono, per esempio, le assicurazioni di rendita
vitalizia che prevedono, dietro pagamento di un
premio unico, una rendita pensionistica di base e
il pagamento di una rendita aggiuntiva dello
stesso importo in caso di perdita
dell’autosufficienza e comunque al compimento
degli 85 anni, anche se si è autosufficienti e in
buone condizioni di salute. In alternativa si può
scegliere un’altra formula di investimento
previdenziale, collegata ad un piano assicurativo
a premi periodici. Il piano prevede, alla scadenza
del contratto, il pagamento della rendita
pensionistica di base (anche reversibile a favore
del coniuge superstite) e una rendita aggiuntiva
nel caso di successiva perdita
dell’autosufficienza. Se la perdita di autonomia
si verifica nel corso del piano di accumulazione
si ha diritto ad una rendita immediata (che in
questo caso precede il pagamento della rendita di
base) e non si dovranno più pagare i premi
previsti
La polizza
Dread Disease è una copertura complementare,
abbinata ad una assicurazione vita, contro il
rischio di insorgenza di una malattia
particolarmente grave. Questo prodotto ha
finalità soprattutto previdenziali, offrendo
sostegno economico in caso di una grave malattia
che richiede costosi interventi chirurgici.
L’abbinamento più frequente è con una polizza
caso morte, temporanea o a vita intera, o con una
polizza mista. All’insorgenza di una delle
malattie gravi previste nel contratto,
l’assicuratore si impegna a pagare un anticipo sul
capitale assicurato per il caso di morte (forma
anticipativa) o in aggiunta a quest’ultimo (forma
aggiuntiva). Le malattie gravi previste dalla
copertura Dread Desease variano da contratto a
contratto. Le più frequenti sono: infarto del
miocardio; malattie che richiedono interventi di
chirurgia cardiovascolare (per esempio procedure
di by-pass); ictus cerebrale; tumore o neoplasia
maligna; insufficienza renale irreversibile;
malattie che comportano la necessità di un
trapianto d’organo. Se l’assicurato è colpito
da una delle malattie gravi previste dal
contratto, la compagnia paga un anticipo sulla
somma assicurata per il caso di morte. Una volta
ottenuto l'anticipo, la copertura Dread Disease si
estingue (l’eventuale insorgenza di un’altra
malattia grave non darà quindi diritto ad alcuna
prestazione); mentre la copertura caso morte
rimane attiva fino alla scadenza, diminuita del
capitale anticipato. L’eventuale somma assicurata
per il caso vita (nel caso di abbinamento ad una
polizza mista) rimane inalterata. L’insorgenza
della malattia grave, inoltre, esonera dal
pagamento dei premi non ancora scaduti. In
questo caso, il capitale erogato dall’assicuratore
per una malattia grave non intacca la somma
assicurata per il caso di morte. Si tratta di una
prestazione che, appunto, va ad aggiungersi a
quelle previste dalla copertura di base. Per il
resto vale quanto detto a proposito della forma
anticipativa.
Quale che sia
il tipo di assicurazione sulla vita prescelta, di
regola è possibile attuare il proprio piano
previdenziale attraverso due modalità differenti:
i premi annui e il premio unico. I premi
annui (rivalutabili o costanti) Il premio
annuo (anche rateizzato) è la soluzione ideale per
i piani di investimento di lungo periodo perché
consente di diluire nel tempo l'impegno economico
che la realizzazione del piano stesso comporta.
Inoltre, quando è garantito un capitale in caso di
morte dell'assicurato (o altro evento) l'obbligo
per la compagnia di pagare l'intero capitale
(qualunque sia il suo importo) sorge sin dal
versamento della prima rata di premio. È
importante valutare con attenzione l'entità dei
versamenti che ci si impegna a fare, per non
trovarsi in condizione di non riuscire a
completare il piano, dovendo, in tal caso,
sopportare gli oneri che generalmente derivano
dalla modifica delle condizioni inizialmente
concordate. Quando si sceglie la formula del
contratto a premi annui occorre decidere anche se
si intende versare premi rivalutabili o crescenti,
oppure premi costanti. Nel primo caso il premio
cresce di anno in anno secondo la misura della
rivalutazione (legata al rendimento del fondo
collegato alla polizza), oppure secondo una misura
prestabilita, almeno fino a quando il contraente
decida di limitare od interrompere la crescita. La
rivalutazione del premio offre evidentemente una
maggiore tutela nei confronti dell'inflazione, e
quindi permette di raggiungere integralmente gli
obiettivi del piano previdenziale. E può
consentire, a parità di prestazioni con una
polizza a premio costante, di stipulare un
contratto per un premio inizialmente più
contenuto. La formula del premio rivalutabile
offre maggiori certezze sul valore effettivo della
rendita o del capitale a scadenza, proprio perché
essa consente, attraverso la crescita dei premi,
una maggiore rivalutazione delle prestazioni. Chi
sceglie la soluzione del premio costante, invece,
si trova in sostanza a pagare sempre meno, anno
dopo anno perché, per effetto dell'inflazione,
equivale a un premio con un valore intrinseco
decrescente. Questa forma ha il pregio di
prefissare l'entità dell'impegno da affrontare
negli anni a venire, anche perché c'è sempre la
possibilità di integrare il versamento attraverso
premi aggiuntivi, che possono salvaguardare il
valore reale delle prestazioni garantite a
scadenza. Rendita e capitale, in ogni caso,
beneficiano della rivalutazione annua, anche se il
premio è costante. Il premio
unico In questo caso il contraente si trova
a effettuare un unico versamento,
contemporaneamente alla firma del contratto. La
soluzione viene di solito adottata quando la somma
disponibile è abbastanza considerevole, e
sufficiente a produrre da sola, alla scadenza del
contratto, una prestazione di un certo rilievo.
Esiste tuttavia anche la possibilità di costruirsi
un piano previdenziale attraverso una serie di
versamenti a premio unico, che in questo caso
possono essere anche di importo più modesto. Ogni
versamento può essere effettuato in qualsiasi
momento, e per la somma che si preferisce,
maggiore o minore dei precedenti, avendo però cura
di verificare periodicamente lo stato di
avanzamento del proprio piano previdenziale.
Quando combinare le due formule In
alcune situazioni può essere interessante
ricorrere a entrambe le formule
contemporaneamente. Si pensi per esempio a un
55enne che voglia assicurarsi una rendita
integrativa per quando avrà 65 anni. E' probabile
che, dato il periodo di tempo limitato a
disposizione (10 anni), l'entità dei versamenti
annui che può ragionevolmente sostenere non sia
sufficiente a soddisfare completamente le sue
esigenze previdenziali. In tal caso, gli
converrebbe stipulare, in aggiunta al piano annuo
di accumulazione, una polizza, sempre decennale, a
premio unico, dell'ordine di qualche decina di
milioni. L'integrazione è evidentemente meno
necessaria per un trentenne, che ha tutto il tempo
per costituirsi la propria rendita integrativa,
utilizzando la formula dei premi periodici o una
serie di contratti a premio unico. Il
caricamento sul premio Il premio che il
contraente versa alla compagnia è destinato
prevalentemente a costituire il capitale o la
rendita da corrispondere alla scadenza e a coprire
le eventuali garanzie di rischio (per esempio, il
caso morte). Una volta dedotta l'imposta di
assicurazione, parte del premio viene destinata a
coprire alcuni costi: il costo per la gestione
amministrativa del contratto e il compenso al
consulente previdenziale per la sua attività
iniziale e per la prevista assistenza al cliente
per tutta la durata del contratto. Il prelievo
effettuato dall'assicuratore sul premio per la
copertura dei costi viene chiamato "caricamento"
ed il suo valore dipende da diversi fattori: la
forma di assicurazione prescelta, la durata del
contratto e l'entità del premio. Alcuni costi sono
comunque incomprimibili e incidono evidentemente
in modo più sensibile sui premi di entità più
modesta.
Nei contratti a
premio annuo, il capitale o la rendita garantiti a
scadenza sono determinati ipotizzando che il
contraente versi i premi per tutta la durata
stabilita. Quando invece il pagamento viene
sospeso (riduzione del contratto), l'equilibrio
fra prestazione e premi viene a modificarsi: la
conseguenza è una riduzione delle garanzie le
quali comunque restano in vigore per la durata
residua del contratto, anche se il contraente non
paga più i premi e continuano a rivalutarsi fino
alla scadenza. Il riscatto comporta invece, oltre
all'interruzione del versamento dei premi,
l'estinzione del contratto con il pagamento
immediato di una somma determinata secondo regole
di calcolo definite nel contratto. Generalmente
sia il riscatto che la riduzione sono ammessi
soltanto dopo che sono state pagate almeno due o
tre annualità di premio. Nel determinare il valore
di riscatto (così come le prestazioni ridotte) si
deve tenere conto dei costi che sono stati
sostenuti inizialmente e che avrebbero dovuto
essere ripartiti sull'intero piano di versamenti.
Ed è per questo motivo che l'operazione di
riscatto risulta in genere tutt'altro che
conveniente, soprattutto se effettuata durante i
primi cinque anni dalla stipulazione del
contratto. In tal caso infatti il contraente perde
anche i vantaggi fiscali di cui può aver
beneficiato fino a quel momento: deve infatti
restituire al fisco i benefici goduti. Prima di
decidere di riscattare o ridurre il proprio
contratto di assicurazione sulla vita, conviene
considerare i valori che sono riportati, anno per
anno, nel progetto esemplificativo contenuto nella
nota informativa e chiedere poi un preciso
conteggio al proprio consulente, o direttamente
all'impresa di assicurazione. Vanno considerate
comunque anche soluzioni alternative. Prima fra
tutte, in particolare quando la decisione di
interrompere il contratto dipende da temporanee
difficoltà economiche, la possibilità di chiedere
un prestito alla compagnia. Questo può essere di
importo non superiore al valore di riscatto
maturato in quel momento, ed è erogato a
condizioni generalmente interessanti.
L'incasso delle
prestazioni comporta l'osservanza di alcune
formalità. Conviene leggere l'articolo di polizza
che regola i pagamenti della società, e avere cura
di allegare alla domanda tutti i documenti
richiesti. Ma soprattutto è opportuno non
dimenticarsi dell'esistenza della polizza. Sembra
incredibile, ma accade che i beneficiari e lo
stesso contraente tralascino di chiedere il
pagamento della prestazione, o che lo chiedano
quando oramai non ne avrebbero più diritto a
termini di legge. Vale la pena di ricordare perciò
che i diritti derivanti dal contratto (cioè
appunto il pagamento della prestazione prevista)
si prescrivono in un anno dalla data in cui si è
verificato il fatto su cui tale diritto si fonda
(la scadenza del contratto, il decesso
dell'assicurato ecc.). Un contratto di
assicurazione sulla vita è un documento prezioso,
e occorre archiviarlo con cura, annotando la
scadenza e informando i familiari o una persona di
fiducia della sua esistenza e degli estremi della
polizza. Ania ha istituito un servizio gratuito
che consente di verificare, in caso di decesso di
un familiare, l'eventuale esistenza di una polizza
vita. L'interessato può inviare una richiesta di
informazioni, per iscritto, ad Ania, Segreteria
Vita, Piazza San Babila 1, 20122 Milano, indicando
le generalità del deceduto. Un ritardo nella
corresponsione del capitale o della rendita può
dipendere anche dalla responsabilità della
compagnia: in tal caso dovranno essere
riconosciuti anche gli interessi di mora. Vale la
pena di ricordare infine che, nel momento in cui
matura il diritto alla prestazione, si ha
generalmente la facoltà di non riscuotere
immediatamente il capitale o la rendita, ma di
lasciarlo presso la società perché continui a
rivalutarsi, riservandosi di incassarlo più
avanti.
La nota
informativa è un documento che il consulente è
obbligato a consegnare al cliente, prima che
questi firmi il contratto di assicurazione sulla
vita. La nota è redatta secondo precise
disposizioni di legge e contiene informazioni sui
contenuti chiave del contratto di assicurazione
che il contraente deve conoscere. Il suo obiettivo
è infatti la tutela del cliente, poiché si ritiene
indispensabile, in una materia tanto delicata e
complessa, che egli sia adeguatamente informato a
proposito del contratto che sta per stipulare.
È l'ISVAP, l'Istituto di vigilanza sulle
assicurazioni, a stabilire i criteri di
predisposizione della nota, e tutte le compagnie
sono tenute a uniformarsi alle sue disposizioni:
anche le imprese straniere che operano in Italia.
La nota informativa è naturalmente diversa a
seconda del tipo di contratto proposto. Gli schemi
sono tuttavia simili, e riguardano tutti gli
aspetti della polizza (tipo di garanzie, durata,
modalità di versamento dei premi). Vi sono
alcuni aspetti del contratto di assicurazione
sulla vita, richiamati nella nota informativa, che
meritano una particolare attenzione: ecco i
principali.
Impegni che l'assicuratore si assume. Si tratta di
capire esattamente che cosa si sta comperando, che
tipo di garanzie si ottengono con il contratto
base e quali opzioni sono disponibili. Bisogna
anche considerare l'esistenza o meno della
garanzia di consolidamento dei risultati. Spesso i
contratti di assicurazione sulla vita
commercializzati in Italia prevedono questa
garanzia, che come si è visto rappresenta un
importante elemento di sicurezza per il
sottoscrittore, oltre che un fattore di forte
differenziazione di questi prodotti da altri tipi
di investimento. Sono però presenti sul mercato
contratti che non prevedono alcuna garanzia e che,
di converso, possono avere maggiori potenzialità
di resa finanziaria in funzione della tipologia di
investimenti effettuati.
Progetto
esemplificativo dello sviluppo delle prestazioni
assicurate e dei premi nel corso della durata
contrattuale (solo per le polizze rivalutabili).
Si tratta di un prospetto che riassume, anno per
anno per tutta la durata del contratto,
l'evoluzione del capitale (o della rendita)
assicurato, e dei premi che il contraente dovrà
versare (che potranno essere costanti o
crescenti). Il progetto dà dunque un'idea
verosimile di quanto potrà crescere il capitale
assicurato, considerando la rivalutazione del
contratto, e quindi il rendimento del fondo
collegato ad esso. La stessa nota informativa,
tuttavia, sottolinea come quelle cifre siano
semplici ipotesi, elaborate secondo precise
indicazioni date periodicamente dall'ISVAP.
Modalità di scioglimento del contratto. La nota
specifica che il contraente ha la facoltà di
risolvere il contratto anche prima della sua
scadenza naturale. La nota avverte tuttavia il
contraente degli effetti economici negativi che
tale operazione generalmente comporta, soprattutto
nei primi anni.
Revoca della proposta e diritto di recesso. La
nota precisa inoltre le modalità attraverso le
quali il contraente può esercitare il diritto di
ripensamento. La proposta di assicurazione è
sempre revocabile fino alla firma del contratto.
Da tale momento il contraente ha ancora 30 giorni
per esercitare la facoltà di recesso.
Esplicitazione del caricamento sul premio. Su
richiesta del contraente, la proposta di
assicurazione deve essere completata, a cura del
consulente, con l'indicazione, in un apposito
spazio, dell'incidenza del caricamento sul premio.
Il caricamento consiste nella parte di premio che
viene trattenuta dalla compagnia per fare fronte
ai costi di acquisto, incasso e amministrazione
del contratto. E quindi rappresenta, in un certo
senso, il costo della polizza. Per le polizze del
tipo Unit Linked, dove l’esplicitazione del costo
è più semplice, il caricamento viene sempre
indicato.
La legge n.335
dell’8 agosto 1995, la cosiddetta Riforma Dini, ha
apportato notevoli modifiche al sistema
pensionistico italiano. Una delle principali
riguarda l’introduzione di un nuovo metodo di
calcolo della pensione. Ecco, in estrema sintesi,
di cosa si tratta. Prima della riforma la pensione
veniva calcolata secondo il cosiddetto metodo di
calcolo retributivo, che peraltro ancora oggi
continua ad applicarsi ai lavoratori che al 31
dicembre 1995 erano in possesso di un’anzianità
contributiva di almeno 18 anni. Secondo questo
metodo la pensione di vecchiaia (o anzianità) si
calcola prendendo in considerazione la
retribuzione media degli ultimi anni di lavoro
(fino al 1993 la legge prevedeva gli ultimi 5 per
i dipendenti e gli ultimi 10 per gli autonomi, poi
tale periodo è stato gradualmente allungato ed è
di 10 anni per i dipendenti dal 2001 e 15 anni per
gli autonomi dal 2003) ed applicando a tale
retribuzione media una percentuale pari al 2% per
ogni anno di anzianità contributiva maturata. In
altre parole, la pensione dipende dagli anni di
lavoro accumulati e dalla retribuzione degli
ultimi anni, indipendentemente dall’ammontare dei
contributi versati durante tutta la vita
lavorativa. Il metodo di calcolo
contributivo introdotto dalla riforma Dini,
invece, che si applica a coloro che hanno iniziato
a lavorare dopo il primo gennaio 1996, commisura
la pensione ai contributi effettivamente versati
durante tutta la vita lavorativa: ogni anno, i
contributi versati (33% della retribuzione per i
dipendenti, 20% del reddito per gli autonomi)
vengono rivalutati in base alla crescita del PIL e
"cumulati" fino a costituire il montante
contributivo individuale; al momento del
pensionamento, che sarà scelto dal lavoratore fra
un minimo di 57 anni e un massimo di 65, il
montante contributivo verrà convertito in pensione
attraverso un coefficiente di trasformazione la
cui entità dipende dall’età scelta per il
pensionamento. Per i lavoratori che, al 31
dicembre 1995, possedevano già un’anzianità
contributiva ma inferiore a 18 anni, la riforma
Dini ha infine previsto l’applicazione del metodo
pro rata, cioè retributivo per la quota di
pensione relativa agli anni precedenti
l’introduzione della riforma e contributivo per
gli anni successivi.
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