PREVIDENZA E RISPARMIO

Garantirsi lo stesso livello economico per quando si smetterà di lavorare, proteggere le persone care dalle incertezze del domani: investire i propri risparmi in una logica di medio-lungo periodo: obiettivi che possono essere soddisfatti attraverso una polizza vita, un prodotto che, per le sue caratteristiche, rappresenta lo strumento fondamentale di quella previdenza individuale a cui ogni persona dovrebbe pensare per tempo. Perché scegliere le assicurazioni sulla vita? Perché danno certezza nel tempo a te e alla tua famiglia, permettendoti di costruire un capitale sicuro da lasciare ai i tuoi cari in caso di morte e garantendo la serenità della tua vecchiaia con una pensione integrativa, con la copertura dal rischio di grave malattia o di perdita dell’autosufficienza, fornendoti la possibilità di assicurare gli studi ai figli. Valorizzano inoltre i tuoi risparmi, perché ti permettono di investirli con strumenti orientati ad ottimizzarne la redditività nel medio/lungo periodo.



Se vuoi saperne di più

Prima di decidere

La pianificazione previdenziale e l’assicurazione

I fondi pensione

I Piani pensionistici individuali

La polizza vita

     Le assicurazioni caso vita

    Le polizze per la famiglia

    Le polizze miste

Le polizze Unit linked e Index linked

Le polizze Long Term Care

Le polizze Dread Disease

Investire in cultura

Il premio

La nota informativa

Come si calcola la pensione pubblica

Prima di scegliere un’assicurazione vita è opportuno procedere con la pianificazione previdenziale e rispondere alle domande del consulente previdenziale sul proprio lavoro, la situazione familiare, le prospettive previdenziali, in modo da poter definire gli obiettivi e scegliere la soluzione più adatta alle proprie esigenze. Il consulente deve offrire spiegazioni chiare ed esaurienti sul tipo di contratto proposto ed è tenuto, per legge, a consegnare la nota informativa che spiega gli aspetti essenziali della polizza. Una attenta lettura della nota, fatta insieme al consulente, consentirà ulteriori approfondimenti e permetterà di capire se la soluzione prospettata è effettivamente quella che risponde meglio alle proprie esigenze previdenziali, evitando così di incorrere negli svantaggi che derivano da una scelta sbagliata

Pianificare gli investimenti per fini previdenziali non è un’operazione difficile se si segue un criterio che parte dall’identificazione degli obiettivi e degli strumenti idonei al loro conseguimento. È utile capire:
quando è possibile andare in pensione e con quali regole;
quanto, presumibilmente, si potrà ricevere al termine dell’attività lavorativa (in relazione ai contributi complessivamente versati e all’attività svolta);
quali altri tipi di protezione garantisce lo Stato (ad esempio nei casi di invalidità).
A questo punto, se si ritiene di non essere sufficientemente protetti, nasce la necessità di ricorrere alle forme di investimento che costituiscono gli strumenti di previdenza integrativa. Si tratta delle forme pensionistiche complementari e delle polizze vita.

Pianificare gli investimenti per fini previdenziali non è un’operazione difficile se si segue un criterio che parte dall’identificazione degli obiettivi e degli strumenti idonei al loro conseguimento.
È utile capire:
Il loro obiettivo è l’erogazione di trattamenti pensionistici complementari al sistema obbligatorio pubblico; si dividono in due grandi categorie: i fondi pensione chiusi, i fondi pensione aperti, le polizze pensionistiche individuali (FIP). Ecco le loro caratteristiche principali:
I fondi chiusi sono destinati ai lavoratori, dipendenti ed autonomi, organizzati in gruppi. Le caratteristiche dei fondi chiusi sono definite da datori di lavoro e sindacati nell’ambito dei contratti di lavoro nazionali o aziendali oppure concordate tra i lavoratori autonomi attraverso i loro sindacati o associazioni professionali.
I fondi aperti sono costituiti dalle società specializzate nella gestione del risparmio e dalle imprese di assicurazione e destinati ad ogni singolo lavoratore per il quale non sia stato costituito un fondo pensione chiuso o che preferisca trasferirsi dal fondo chiuso a quello aperto; oppure ad interi gruppi di lavoratori che intendano aderire ad un fondo aperto invece di costituirne uno chiuso.
Nei fondi pensione confluiscono i contributi personali dei lavoratori e, per i dipendenti, vi sono due ulteriori fonti di finanziamento: da un lato il contributo del datore di lavoro, dall’altro il TFR (la così detta liquidazione) che andrà anch’esso a costituire la pensione integrativa del lavoratore.
Ai vantaggi fiscali va aggiunto che le somme provenienti dal TFR verranno investite nei fondi pensione in modo più conveniente per il lavoratore.
I patrimoni dei fondi pensione devono essere gestiti da compagnie di assicurazione, banche, s.i.m. o società di gestione di fondi comuni di investimento.

In molti fondi, ogni sottoscrittore potrà scegliere la linea di investimento (obbligazionaria, azionaria o bilanciata) che gli è più congeniale tra quelle individuate dallo stesso fondo pensione, in funzione della propria propensione al rischio e degli anni che lo separano dal pensionamento. Non solo, ma ci saranno anche linee di investimento con garanzia di risultato, particolarmente nei fondi gestiti dalle compagnie di assicurazione.
Quando verrà il momento della pensione di vecchiaia o anzianità, il fondo inizierà ad erogare la pensione integrativa che andrà a sommarsi a quella pubblica.
L’importo di questa pensione integrativa dipenderà:
dai risultati finanziari ottenuti dal fondo pensione nel corso degli anni,
dalla speranza di vita del lavoratore all’età del pensionamento,
da quanto si vorrà destinare della pensione integrativa al coniuge sopravvivente, cioè di quanto si vorrà che questa sia reversibile.
In questa fase, cioè al momento del pagamento della pensione, il ruolo preponderante sarà giocato dalle compagnie di assicurazione: le sole, fra tutti i soggetti che possono gestire i fondi, alle quali la legge ha affidato anche il compito di offrire le rendite pensionistiche.
Le PIP sono forme pensionistiche attuate mediante speciali contratti di assicurazione sulla vita. Queste nuove coperture possono essere di diverso tipo:
a) si può optare per quelle tradizionali di tipo rivalutabile, in pratica per una polizza vita che assicura un rendimento minimo garantito e l’acquisizione definitiva dei risultati finanziari maturati in ciascun anno;
b) oppure si può scegliere una tipologia più orientata al rendimento nel medio-lungo periodo, come le unit linked, cioé le polizze vita agganciate al valore delle quote di fondi assicurativi o di fondi comuni d’investimento. Possono dare risultati più brillanti, anche se il rischio è significativamente più alto;
c) un terzo tipo prevede un mix che combina le due formule ora descritte. Si può quindi scegliere la soluzione più adatta in base agli anni che mancano alla pensione e al rischio che si è disposti ad accettare.
In ogni caso è possibile, nel corso degli anni, modificare le proprie scelte.

La soluzione assicurativa è il fondamentale strumento di investimento previdenziale perché è l'unico in grado di proteggere dai vari fattori di rischio, sia finanziari che collegati agli eventi della vita.
Il mercato delle assicurazioni sulla vita in Italia offre molte tipologie di prodotti, che si differenziano anche dal punto di vista delle garanzie finanziarie.


Una delle principali caratteristiche, presente in molti tipi di assicurazioni sulla vita, è il consolidamento dei risultati finanziari. Il rendimento finanziario riconosciuto anno dopo anno, in altre parole, viene "consolidato": cioè diviene un diritto acquisito definitivamente per il sottoscrittore, anche di fronte a un andamento negativo negli anni successivi.
Generalmente, (e in tal caso la nota informativa lo indica con chiarezza) è prevista una garanzia di risultato, calcolata sulla base di un rendimento annuo minimo che costituisce un preciso impegno dell'assicuratore e che non ammette deroghe nemmeno di fronte a un andamento sfavorevole degli investimenti.
Più in dettaglio, vediamo quali sono le ragioni per investire in una polizza vita:
1. E’ la sola che costituisce un investimento veramente previdenziale. Oltre alla possibilità di costituire una rendita sicura per tutta la vita (per chi la vuole), fornisce infatti le coperture aggiuntive per i rischi che si corrono anche durante il periodo lavorativo: per esempio un’invalidità, a fronte della quale la tutela dello Stato è decisamente bassa.
2. E’ flessibile, in quanto l’importo e la durata dei versamenti sono lasciati alla piena libertà dell’assicurato, che si può così costruire una pensione su misura.
3. Consente la reversibilità, cioè l’attribuzione della rendita a un’altra persona, in caso di decesso dell’assicurato.
4. Protegge l’investimento grazie alla possibilità di ottenere la garanzia finanziaria del rendimento annuo minimo e (nelle forme più diffuse) al consolidamento dei risultati di volta in volta raggiunti, grazie al quale l’investimento può solo crescere e mai perdere di valore.
I contratti di assicurazione sulla vita non sono tutti uguali. Al contrario, fra di essi si trovano diverse formule adatte a soddisfare esigenze differenti.
La prima e più semplice distinzione va fatta tra le assicurazioni che consentono di riscuotere, a una data prefissata, un capitale o una rendita ("assicurazioni caso vita"), e quelle che invece hanno lo scopo di eliminare gli effetti economici negativi che possono derivare dai fatti della vita: la morte, ma anche l'invalidità e le malattie gravi ("assicurazioni caso morte"). Una terza categoria di polizze nasce dalla combinazione di queste due ("assicurazioni miste"). Ognuna di queste tre grandi categorie di assicurazioni sulla vita offre una gamma estremamente ampia di soluzioni, ciascuna delle quali è caratterizzata da un diverso peso delle componenti di risparmio e di quelle assicurative. Contratti apparentemente simili possono quindi presentare aspetti molto diversi: per questo quando si confrontano fra loro i prodotti di più compagnie conviene verificare che si tratti effettivamente di polizze omogenee, con lo stesso tipo di garanzie. Esiste poi una quarta categoria di "ultima generazione" costituita da contratti ad elevato contenuto finanziario, volti ad ottimizzare la valorizzazione dei capitali investiti. Si tratta dei contratti Index Linked, collegati agli andamenti borsistici, e dei contratti Unit Linked, espressi in quote di fondi di investimento


Le polizze caso vita sono i contratti di assicurazione adatti a rispondere alle esigenze di chi desidera, innanzitutto, affrontare il problema del proprio futuro previdenziale, precostituendosi un reddito o una disponibilità di denaro tale da integrare le entrate della pensione.
Alla scadenza del contratto, la cui durata può essere scelta liberamente dal contraente in base alle proprie effettive esigenze, la compagnia corrisponde, a seconda del tipo di polizza prescelto, una rendita vitalizia (che viene pagata cioè fintanto che l'assicurato è in vita) o un capitale.
In caso di morte dell'assicurato prima della scadenza del contratto, è prevista, di solito, la restituzione agli eredi o ai beneficiari indicati in polizza, della somma dei premi versati, rivalutati.
L'assicurazione di rendita vitalizia garantisce, per tutta la durata della vita, una integrazione del reddito post-lavorativo e appare dunque come la soluzione ottimale per i problemi di tipo previdenziale. Infatti accantonare semplicemente un capitale da consumare gradualmente nel corso degli anni non è in realtà la soluzione migliore. Questo perché non è dato sapere il numero di anni durante i quali si dovrà attingere a quel denaro: per chi smette di lavorare a 65 anni potrebbero essere 10, 15 o anche di più, ed è il caso di chiedersi se il capitale sarà sufficiente. Il contratto di rendita risolve proprio questo aspetto perché il "rischio” di longevità è trasferito sull'assicuratore, che è in grado di affrontarlo utilizzando le tecniche proprie della sua professione, basate sui dati statistici e sul calcolo delle probabilità.
L'assicurazione di rendita vitalizia può assumere due forme: quella immediata e quella differita. La prima comporta la corresponsione della rendita immediatamente dopo la stipula del contratto: il pagamento del premio (evidentemente una cifra di una certa consistenza) avviene in un'unica soluzione. La compagnia, da quel momento, verserà periodicamente la rendita fino a quando l'assicurato sarà in vita.
La rendita differita, che è la formula di gran lunga più diffusa, prevede invece la corresponsione del vitalizio dopo un certo numero di anni dalla stipula del contratto. Durante tutti questi anni i premi versati vengono investiti.
Tutti i contratti di rendita vitalizia possono anche prevedere la reversibilità della rendita e cioè la sua attribuzione ad un'altra persona, per esempio il coniuge, alla morte dell'assicurato.

La scomparsa di chi contribuisce in maniera determinante al bilancio della famiglia potrebbe avere conseguenze assai gravi. Chiunque abbia una famiglia avverte poi l'esigenza di mettere i propri cari in grado di affrontare con immediatezza gli impegni economici che inevitabilmente sorgono in situazioni del genere. Un utile strumento di previdenza sono le assicurazioni per il caso morte, che esistono in due forme: temporanea e a vita intera. L’assicurazione temporanea è la più diffusa e, per tutta la durata prevista dal contratto, copre il caso di morte dell'assicurato dovuta sia ad infortunio che a malattia: se questa dovesse verificarsi, la compagnia verserebbe ai beneficiari il capitale previsto dal contratto. Il costo della polizza è stabilito inizialmente e non varia per tutta la durata del contratto, nemmeno in caso di aggravamento del rischio assunto dall'assicuratore (in caso cioè di malattie o invalidità dell'assicurato sopraggiunte dopo la stipulazione). L'importo del premio è determinato in base allo stato di salute dell'assicurato e, in alcuni casi, alle attività svolte. Se il capitale non è particolarmente elevato è sufficiente la compilazione di un questionario; altrimenti è necessario sottoporsi a visita medica. Se il contratto è stipulato senza visita medica, sono previste di solito alcune limitazioni di garanzia; queste riguardano solo i primi mesi successivi alla conclusione del contratto: i termini precisi sono specificati nelle condizioni di polizza (clausola di carenza). Le dichiarazioni rese dall'assicurato attraverso il questionario devono essere veritiere e complete, per evitare in seguito le contestazioni dell'assicuratore che, non avendo potuto valutare correttamente il rischio, potrebbe legittimamente rifiutare, in tutto od in parte, la prestazione. La compagnia non può in nessun caso risolvere il contratto, mentre il contraente (oltre alla facoltà iniziale di recesso) può farlo in qualsiasi momento, dopo avere pagato il premio del primo anno. L'assicurazione a vita intera, a differenza della temporanea, copre invece tutto l'arco della vita dell'assicurato, anche se il pagamento dei premi può avvenire durante un numero di anni prefissato, scelto dal contraente. L'assicuratore si impegna a versare un capitale rivalutato agli eredi o ai beneficiari alla morte dell'assicurato, in qualsiasi momento questa si verifichi. Per questa ragione si tratta di una soluzione particolarmente adatta a chi, avendo accumulato un certo patrimonio, vuole trasferirlo integralmente agli eredi: offre infatti una disponibilità immediata che può essere utile per pagare le imposte di successione e per affrontare le eventuali altre spese. È bene ricordare, inoltre, che anche con questa forma di assicurazione, le somme corrisposte in caso di morte dell'assicurato sono esenti dall'imposta sulle successioni e dall'IRPEF.

Un capitale o una rendita a scadenza e in più una serie di garanzie per affrontare i rischi della vita (malattia, invalidità, decesso), combinandole tra loro in modo da dare una risposta adeguata alle esigenze della famiglia. Le polizze miste sono caratterizzate proprio dall'unione di garanzie diverse, e questo ne ha determinato una grande diffusione. Le esigenze alle quali questi contratti sono in grado di rispondere sono in sostanza tutte quelle viste fin qui, sia per quanto riguarda le polizze previdenziali, sia per quelle per la famiglia. La parte più importante del premio versato dal contraente viene impiegato per la costituzione del capitale o della rendita pagabili alla scadenza, mentre la parte rimanente di premio va destinata a fronteggiare gli altri rischi. Un particolare tipo di assicurazione mista viene utilizzato per realizzare piani di risparmio a favore dei figli, per garantire loro una disponibilità economica per tutta la durata del ciclo di studi, fino all'università e oltre, qualunque cosa accada. In caso di morte del genitore (o comunque di chi, pagando i premi, alimenta il piano) e in alcuni contratti anche in caso di invalidità di questi, la polizza garantisce, di solito, il pagamento dei premi rimanenti a carico della compagnia e la corresponsione di una rendita temporanea sino alla scadenza del contratto.


Le polizze unit-linked e le index-linked rappresentano una nuova generazione di prodotti assicurativi, in grado di offrire un’interessante remunerazione finanziaria. Nate e sviluppatesi nei paesi anglosassoni, queste coperture sono oggi in vendita anche in Italia e destinate ad un vasto pubblico di risparmiatori.
Unit-linked
Le unit-linked offrono una possibilità di scelta assai ampia: in base all’età, alla propensione al rischio ed alla propria condizione economica. È inoltre possibile modificare, durante il contratto, le scelte fatte all'inizio. Le unit-linked funzionano così: i premi versati sono espressi in quote di un fondo interno dell’impresa di assicurazione o in quote di uno o più fondi comuni di investimento. La prestazione è determinata moltiplicando il numero delle quote possedute per il loro valore di mercato in quel momento. Questo tipo di prodotti non offre generalmente un rendimento minimo garantito o il consolidamento dei rendimenti anno per anno. La loro caratteristica è infatti di essere investimenti di medio e lungo periodo, studiati per raggiungere i migliori risultati possibili alla conclusione del contratto.
Index-linked
Nelle polizze index-linked il valore delle prestazioni è legato all’andamento di uno o più indici azionari oppure ad altri valori come un titolo o un altro tipo di indice (per esempio l’inflazione). Esempi di index-linked sono le polizze che prevedono una prestazione direttamente riferita all’andamento dell’indice scelto; e le "better-off", che prevedono due prestazioni alternative, con la garanzia di un rendimento minimo. Se alla scadenza del contratto l’andamento dell’indice o degli indici di riferimento è stato positivo si avrà il pagamento del capitale versato maggiorato dell’incremento dell’indice; nel caso che l’indice (o il paniere di indici) di riferimento non abbia dato risultati positivi viene comunque restituito il capitale versato più il rendimento minimo garantito.
Prima di concludere l'acquisto di un prodotto unit linked o index linked, l’assicuratore deve consegnare una nota informativa contenente:
le soluzioni di investimento disponibili e le combinazioni possibili fra più soluzioni;
il profilo di rischio/rendimento associato ad ogni soluzione di investimento;
l’esistenza o meno della garanzia di risultato finanziario;
il livello delle coperture per il caso di morte o di altri eventi della vita;
le prestazioni attendibili in caso di riscatto totale o parziale delle quote;
i costi diretti e indiretti che gravano sul sottoscrittore (assicurando).

Le polizze Long Term Care sono forme di investimento previdenziale mirate a risolvere i problemi economici legati alla longevità ed alla non autosufficienza. Tali sono, per esempio, le assicurazioni di rendita vitalizia che prevedono, dietro pagamento di un premio unico, una rendita pensionistica di base e il pagamento di una rendita aggiuntiva dello stesso importo in caso di perdita dell’autosufficienza e comunque al compimento degli 85 anni, anche se si è autosufficienti e in buone condizioni di salute. In alternativa si può scegliere un’altra formula di investimento previdenziale, collegata ad un piano assicurativo a premi periodici. Il piano prevede, alla scadenza del contratto, il pagamento della rendita pensionistica di base (anche reversibile a favore del coniuge superstite) e una rendita aggiuntiva nel caso di successiva perdita dell’autosufficienza. Se la perdita di autonomia si verifica nel corso del piano di accumulazione si ha diritto ad una rendita immediata (che in questo caso precede il pagamento della rendita di base) e non si dovranno più pagare i premi previsti


La polizza Dread Disease è una copertura complementare, abbinata ad una assicurazione vita, contro il rischio di insorgenza di una malattia particolarmente grave.
Questo prodotto ha finalità soprattutto previdenziali, offrendo sostegno economico in caso di una grave malattia che richiede costosi interventi chirurgici.
L’abbinamento più frequente è con una polizza caso morte, temporanea o a vita intera, o con una polizza mista. All’insorgenza di una delle malattie gravi previste nel contratto, l’assicuratore si impegna a pagare un anticipo sul capitale assicurato per il caso di morte (forma anticipativa) o in aggiunta a quest’ultimo (forma aggiuntiva).
Le malattie gravi previste dalla copertura Dread Desease variano da contratto a contratto. Le più frequenti sono: infarto del miocardio; malattie che richiedono interventi di chirurgia cardiovascolare (per esempio procedure di by-pass); ictus cerebrale; tumore o neoplasia maligna; insufficienza renale irreversibile; malattie che comportano la necessità di un trapianto d’organo.
Se l’assicurato è colpito da una delle malattie gravi previste dal contratto, la compagnia paga un anticipo sulla somma assicurata per il caso di morte. Una volta ottenuto l'anticipo, la copertura Dread Disease si estingue (l’eventuale insorgenza di un’altra malattia grave non darà quindi diritto ad alcuna prestazione); mentre la copertura caso morte rimane attiva fino alla scadenza, diminuita del capitale anticipato. L’eventuale somma assicurata per il caso vita (nel caso di abbinamento ad una polizza mista) rimane inalterata. L’insorgenza della malattia grave, inoltre, esonera dal pagamento dei premi non ancora scaduti.
In questo caso, il capitale erogato dall’assicuratore per una malattia grave non intacca la somma assicurata per il caso di morte. Si tratta di una prestazione che, appunto, va ad aggiungersi a quelle previste dalla copertura di base. Per il resto vale quanto detto a proposito della forma anticipativa.

Quale che sia il tipo di assicurazione sulla vita prescelta, di regola è possibile attuare il proprio piano previdenziale attraverso due modalità differenti: i premi annui e il premio unico.
I premi annui (rivalutabili o costanti)
Il premio annuo (anche rateizzato) è la soluzione ideale per i piani di investimento di lungo periodo perché consente di diluire nel tempo l'impegno economico che la realizzazione del piano stesso comporta. Inoltre, quando è garantito un capitale in caso di morte dell'assicurato (o altro evento) l'obbligo per la compagnia di pagare l'intero capitale (qualunque sia il suo importo) sorge sin dal versamento della prima rata di premio. È importante valutare con attenzione l'entità dei versamenti che ci si impegna a fare, per non trovarsi in condizione di non riuscire a completare il piano, dovendo, in tal caso, sopportare gli oneri che generalmente derivano dalla modifica delle condizioni inizialmente concordate. Quando si sceglie la formula del contratto a premi annui occorre decidere anche se si intende versare premi rivalutabili o crescenti, oppure premi costanti. Nel primo caso il premio cresce di anno in anno secondo la misura della rivalutazione (legata al rendimento del fondo collegato alla polizza), oppure secondo una misura prestabilita, almeno fino a quando il contraente decida di limitare od interrompere la crescita. La rivalutazione del premio offre evidentemente una maggiore tutela nei confronti dell'inflazione, e quindi permette di raggiungere integralmente gli obiettivi del piano previdenziale. E può consentire, a parità di prestazioni con una polizza a premio costante, di stipulare un contratto per un premio inizialmente più contenuto. La formula del premio rivalutabile offre maggiori certezze sul valore effettivo della rendita o del capitale a scadenza, proprio perché essa consente, attraverso la crescita dei premi, una maggiore rivalutazione delle prestazioni. Chi sceglie la soluzione del premio costante, invece, si trova in sostanza a pagare sempre meno, anno dopo anno perché, per effetto dell'inflazione, equivale a un premio con un valore intrinseco decrescente. Questa forma ha il pregio di prefissare l'entità dell'impegno da affrontare negli anni a venire, anche perché c'è sempre la possibilità di integrare il versamento attraverso premi aggiuntivi, che possono salvaguardare il valore reale delle prestazioni garantite a scadenza. Rendita e capitale, in ogni caso, beneficiano della rivalutazione annua, anche se il premio è costante.
Il premio unico
In questo caso il contraente si trova a effettuare un unico versamento, contemporaneamente alla firma del contratto. La soluzione viene di solito adottata quando la somma disponibile è abbastanza considerevole, e sufficiente a produrre da sola, alla scadenza del contratto, una prestazione di un certo rilievo. Esiste tuttavia anche la possibilità di costruirsi un piano previdenziale attraverso una serie di versamenti a premio unico, che in questo caso possono essere anche di importo più modesto. Ogni versamento può essere effettuato in qualsiasi momento, e per la somma che si preferisce, maggiore o minore dei precedenti, avendo però cura di verificare periodicamente lo stato di avanzamento del proprio piano previdenziale.
Quando combinare le due formule
In alcune situazioni può essere interessante ricorrere a entrambe le formule contemporaneamente. Si pensi per esempio a un 55enne che voglia assicurarsi una rendita integrativa per quando avrà 65 anni. E' probabile che, dato il periodo di tempo limitato a disposizione (10 anni), l'entità dei versamenti annui che può ragionevolmente sostenere non sia sufficiente a soddisfare completamente le sue esigenze previdenziali. In tal caso, gli converrebbe stipulare, in aggiunta al piano annuo di accumulazione, una polizza, sempre decennale, a premio unico, dell'ordine di qualche decina di milioni. L'integrazione è evidentemente meno necessaria per un trentenne, che ha tutto il tempo per costituirsi la propria rendita integrativa, utilizzando la formula dei premi periodici o una serie di contratti a premio unico.
Il caricamento sul premio
Il premio che il contraente versa alla compagnia è destinato prevalentemente a costituire il capitale o la rendita da corrispondere alla scadenza e a coprire le eventuali garanzie di rischio (per esempio, il caso morte). Una volta dedotta l'imposta di assicurazione, parte del premio viene destinata a coprire alcuni costi: il costo per la gestione amministrativa del contratto e il compenso al consulente previdenziale per la sua attività iniziale e per la prevista assistenza al cliente per tutta la durata del contratto. Il prelievo effettuato dall'assicuratore sul premio per la copertura dei costi viene chiamato "caricamento" ed il suo valore dipende da diversi fattori: la forma di assicurazione prescelta, la durata del contratto e l'entità del premio. Alcuni costi sono comunque incomprimibili e incidono evidentemente in modo più sensibile sui premi di entità più modesta.

Nei contratti a premio annuo, il capitale o la rendita garantiti a scadenza sono determinati ipotizzando che il contraente versi i premi per tutta la durata stabilita. Quando invece il pagamento viene sospeso (riduzione del contratto), l'equilibrio fra prestazione e premi viene a modificarsi: la conseguenza è una riduzione delle garanzie le quali comunque restano in vigore per la durata residua del contratto, anche se il contraente non paga più i premi e continuano a rivalutarsi fino alla scadenza. Il riscatto comporta invece, oltre all'interruzione del versamento dei premi, l'estinzione del contratto con il pagamento immediato di una somma determinata secondo regole di calcolo definite nel contratto. Generalmente sia il riscatto che la riduzione sono ammessi soltanto dopo che sono state pagate almeno due o tre annualità di premio. Nel determinare il valore di riscatto (così come le prestazioni ridotte) si deve tenere conto dei costi che sono stati sostenuti inizialmente e che avrebbero dovuto essere ripartiti sull'intero piano di versamenti. Ed è per questo motivo che l'operazione di riscatto risulta in genere tutt'altro che conveniente, soprattutto se effettuata durante i primi cinque anni dalla stipulazione del contratto. In tal caso infatti il contraente perde anche i vantaggi fiscali di cui può aver beneficiato fino a quel momento: deve infatti restituire al fisco i benefici goduti. Prima di decidere di riscattare o ridurre il proprio contratto di assicurazione sulla vita, conviene considerare i valori che sono riportati, anno per anno, nel progetto esemplificativo contenuto nella nota informativa e chiedere poi un preciso conteggio al proprio consulente, o direttamente all'impresa di assicurazione. Vanno considerate comunque anche soluzioni alternative. Prima fra tutte, in particolare quando la decisione di interrompere il contratto dipende da temporanee difficoltà economiche, la possibilità di chiedere un prestito alla compagnia. Questo può essere di importo non superiore al valore di riscatto maturato in quel momento, ed è erogato a condizioni generalmente interessanti.

L'incasso delle prestazioni comporta l'osservanza di alcune formalità. Conviene leggere l'articolo di polizza che regola i pagamenti della società, e avere cura di allegare alla domanda tutti i documenti richiesti. Ma soprattutto è opportuno non dimenticarsi dell'esistenza della polizza. Sembra incredibile, ma accade che i beneficiari e lo stesso contraente tralascino di chiedere il pagamento della prestazione, o che lo chiedano quando oramai non ne avrebbero più diritto a termini di legge. Vale la pena di ricordare perciò che i diritti derivanti dal contratto (cioè appunto il pagamento della prestazione prevista) si prescrivono in un anno dalla data in cui si è verificato il fatto su cui tale diritto si fonda (la scadenza del contratto, il decesso dell'assicurato ecc.). Un contratto di assicurazione sulla vita è un documento prezioso, e occorre archiviarlo con cura, annotando la scadenza e informando i familiari o una persona di fiducia della sua esistenza e degli estremi della polizza. Ania ha istituito un servizio gratuito che consente di verificare, in caso di decesso di un familiare, l'eventuale esistenza di una polizza vita. L'interessato può inviare una richiesta di informazioni, per iscritto, ad Ania, Segreteria Vita, Piazza San Babila 1, 20122 Milano, indicando le generalità del deceduto. Un ritardo nella corresponsione del capitale o della rendita può dipendere anche dalla responsabilità della compagnia: in tal caso dovranno essere riconosciuti anche gli interessi di mora. Vale la pena di ricordare infine che, nel momento in cui matura il diritto alla prestazione, si ha generalmente la facoltà di non riscuotere immediatamente il capitale o la rendita, ma di lasciarlo presso la società perché continui a rivalutarsi, riservandosi di incassarlo più avanti.


La nota informativa è un documento che il consulente è obbligato a consegnare al cliente, prima che questi firmi il contratto di assicurazione sulla vita. La nota è redatta secondo precise disposizioni di legge e contiene informazioni sui contenuti chiave del contratto di assicurazione che il contraente deve conoscere. Il suo obiettivo è infatti la tutela del cliente, poiché si ritiene indispensabile, in una materia tanto delicata e complessa, che egli sia adeguatamente informato a proposito del contratto che sta per stipulare.
È l'ISVAP, l'Istituto di vigilanza sulle assicurazioni, a stabilire i criteri di predisposizione della nota, e tutte le compagnie sono tenute a uniformarsi alle sue disposizioni: anche le imprese straniere che operano in Italia.
La nota informativa è naturalmente diversa a seconda del tipo di contratto proposto. Gli schemi sono tuttavia simili, e riguardano tutti gli aspetti della polizza (tipo di garanzie, durata, modalità di versamento dei premi).
Vi sono alcuni aspetti del contratto di assicurazione sulla vita, richiamati nella nota informativa, che meritano una particolare attenzione: ecco i principali.
Impegni che l'assicuratore si assume. Si tratta di capire esattamente che cosa si sta comperando, che tipo di garanzie si ottengono con il contratto base e quali opzioni sono disponibili.
Bisogna anche considerare l'esistenza o meno della garanzia di consolidamento dei risultati. Spesso i contratti di assicurazione sulla vita commercializzati in Italia prevedono questa garanzia, che come si è visto rappresenta un importante elemento di sicurezza per il sottoscrittore, oltre che un fattore di forte differenziazione di questi prodotti da altri tipi di investimento. Sono però presenti sul mercato contratti che non prevedono alcuna garanzia e che, di converso, possono avere maggiori potenzialità di resa finanziaria in funzione della tipologia di investimenti effettuati.
Progetto esemplificativo dello sviluppo delle prestazioni assicurate e dei premi nel corso della durata contrattuale (solo per le polizze rivalutabili). Si tratta di un prospetto che riassume, anno per anno per tutta la durata del contratto, l'evoluzione del capitale (o della rendita) assicurato, e dei premi che il contraente dovrà versare (che potranno essere costanti o crescenti).
Il progetto dà dunque un'idea verosimile di quanto potrà crescere il capitale assicurato, considerando la rivalutazione del contratto, e quindi il rendimento del fondo collegato ad esso. La stessa nota informativa, tuttavia, sottolinea come quelle cifre siano semplici ipotesi, elaborate secondo precise indicazioni date periodicamente dall'ISVAP.
Modalità di scioglimento del contratto. La nota specifica che il contraente ha la facoltà di risolvere il contratto anche prima della sua scadenza naturale. La nota avverte tuttavia il contraente degli effetti economici negativi che tale operazione generalmente comporta, soprattutto nei primi anni.
Revoca della proposta e diritto di recesso. La nota precisa inoltre le modalità attraverso le quali il contraente può esercitare il diritto di ripensamento. La proposta di assicurazione è sempre revocabile fino alla firma del contratto. Da tale momento il contraente ha ancora 30 giorni per esercitare la facoltà di recesso.
Esplicitazione del caricamento sul premio. Su richiesta del contraente, la proposta di assicurazione deve essere completata, a cura del consulente, con l'indicazione, in un apposito spazio, dell'incidenza del caricamento sul premio. Il caricamento consiste nella parte di premio che viene trattenuta dalla compagnia per fare fronte ai costi di acquisto, incasso e amministrazione del contratto. E quindi rappresenta, in un certo senso, il costo della polizza. Per le polizze del tipo Unit Linked, dove l’esplicitazione del costo è più semplice, il caricamento viene sempre indicato.

La legge n.335 dell’8 agosto 1995, la cosiddetta Riforma Dini, ha apportato notevoli modifiche al sistema pensionistico italiano. Una delle principali riguarda l’introduzione di un nuovo metodo di calcolo della pensione. Ecco, in estrema sintesi, di cosa si tratta. Prima della riforma la pensione veniva calcolata secondo il cosiddetto metodo di calcolo retributivo, che peraltro ancora oggi continua ad applicarsi ai lavoratori che al 31 dicembre 1995 erano in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 18 anni. Secondo questo metodo la pensione di vecchiaia (o anzianità) si calcola prendendo in considerazione la retribuzione media degli ultimi anni di lavoro (fino al 1993 la legge prevedeva gli ultimi 5 per i dipendenti e gli ultimi 10 per gli autonomi, poi tale periodo è stato gradualmente allungato ed è di 10 anni per i dipendenti dal 2001 e 15 anni per gli autonomi dal 2003) ed applicando a tale retribuzione media una percentuale pari al 2% per ogni anno di anzianità contributiva maturata. In altre parole, la pensione dipende dagli anni di lavoro accumulati e dalla retribuzione degli ultimi anni, indipendentemente dall’ammontare dei contributi versati durante tutta la vita lavorativa.
Il metodo di calcolo contributivo introdotto dalla riforma Dini, invece, che si applica a coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il primo gennaio 1996, commisura la pensione ai contributi effettivamente versati durante tutta la vita lavorativa: ogni anno, i contributi versati (33% della retribuzione per i dipendenti, 20% del reddito per gli autonomi) vengono rivalutati in base alla crescita del PIL e "cumulati" fino a costituire il montante contributivo individuale; al momento del pensionamento, che sarà scelto dal lavoratore fra un minimo di 57 anni e un massimo di 65, il montante contributivo verrà convertito in pensione attraverso un coefficiente di trasformazione la cui entità dipende dall’età scelta per il pensionamento. Per i lavoratori che, al 31 dicembre 1995, possedevano già un’anzianità contributiva ma inferiore a 18 anni, la riforma Dini ha infine previsto l’applicazione del metodo pro rata, cioè retributivo per la quota di pensione relativa agli anni precedenti l’introduzione della riforma e contributivo per gli anni successivi.

 

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