La libertà di costruirsi la pensione La storia, si dice, fa due passi avanti ed uno indietro. Negli ultimi 20 anni, almeno per quanto concerne le presunte alternative alla previdenza pubblica possiamo essere certi che il passo indietro lo abbiamo fatto. Da un lato, perché le dichiarazioni degli esperti asseriscono che l'apparato statale in materia di previdenza ha i giorni contati; dall'altro perché tutto il sistema creato intorno a polizze assicurative di ogni genere e tipo, ha dimostrato di essere inutile in quanto il capitale finale visti gli interessi maturati (paragonabili a quelli degli attuali Bot e Cct) non è sufficiente per garantire una rendita "dignitosa", se naturalmente l'obiettivo è e deve essere il mantenimento del proprio tenore di vita e non la semplice sussistenza. Tutto ciò è una conseguenza dell'utilizzo di strumenti finanziariamente inadeguati (polizze vita tradizionali: le cosiddette Gestioni separate in polizze vita) e considerando poi l'ingiustificata e forte perdita cui si è sottoposti qualora vi fosse la necessità di ritirare il denaro investito, ci si rende ancor più conto di quanto tale sistema, perché non mirato, sia incapace di risolvere il vero problema della previdenza. Queste proposte hanno avuto forte diffusione sul mercato utilizzando come specchio per le allodole lo sgravio fiscale (Il premio pagato può essere detratto dall'IRPEF nella misura del 19% fino a un massimo di Euro 245,32 annuali) e non certo il rendimento finale dell’investimento. Insomma, l’importante era, ed è purtroppo ancora oggi, ottenere la firma delle polizze ed incassare i premi: il futuro dell'Essere umano, della Persona pare non interessi ai promotori di detto sistema! Quest'ultimi, tuttavia, non sono responsabili in senso assoluto, in quanto se è vero che "dai frutti riconosci l'albero" la responsabilità della scarsa deontologia professionale e della correttezza sotto il profilo etico/morale, è da imputare ai vertici del sistema che improntano la formazione puntando più sui risultati, in termini di produzione, che non sui valori e sui risvolti sociali. Gli "inventori" di tutto ciò si sono dimenticati una delle cose fondamentali: la "Libertà" dell'essere umano. Cosa significa? Semplice: ognuno di noi deve avere la possibilità di costruirsi il proprio futuro di "pensionato" secondo quello che penserà di voler fare a quel tempo, con la libertà però di poter sospendere, modificare il proprio piano individuale di previdenza, qualora ne avesse necessità, senza subire pesanti perdite o penalità assurde. Se
si continuasse con questo sistema di quali frutti potranno godere le nuove
generazioni? Un Uomo è libero quando può scegliere e questo, nella nostra Società, è in buona parte legato anche alla sua autonomia economica. I denaro sicuramente non è un valore in senso assoluto, ma contribuisce senza ombra di dubbio a migliorare la qualità della nostra esistenza, sopratutto quando le forze non ci consentiranno più di produrre il nostro reddito. Non
resta quindi che responsabilizzarsi e sfruttare le risorse che siamo in
grado di produrre finché le nostre energie sono intatte. Questo oggi si
può fare efficacemente sfruttando strumenti mirati che sono finalmente
entrati sul nostro mercato col "beneplacito dello Stato". Questo decreto è un passo avanti nella storia italiana che a fatica si sta adeguando allo scenario europeo ove si trova a competere con Paesi più all'avanguardia di noi. Avere chi prima di noi ha già sperimentato positivamente i PIP non può essere che un vantaggio in quanto il prodotto italiano è stato migliorato smussando alcuni errori evidenziatisi nell'applicazione appunto in questi Paesi. I PIP infatti utilizzano la struttura avanzata delle polizze vita di tipo Unit Linked (vedi tabella a fondo pagina), struttura mutuata dalle polizze di tipo anglosassone. Più specificatamente, se è pur vero che la deducibilità dal punto di vista del risparmio fiscale è estremamente allettante, non bisogna dimenticare l'obiettivo a cui si tende nel momento in cui si sottoscrivono questi piani: costruirsi un "capitale previdenziale". Diventa, quindi, fondamentale considerare le caratteristiche tecniche e ancor di più le strategie e la qualità della gestione in modo da impegnarsi nel tempo in maniera serena e proficua. Diversamente si rischia di rifare un tuffo nel passato: accantonare per lunghi periodi del denaro per ritrovarsi alla fine cifre inadeguate per garantire la qualità della propria vita. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che oggi più che mai la pensione pubblica sarà la piccola integrazione che si aggiungerà alla vera pensione che ognuno di noi deve assumersi la responsabilità di costruirsi individualmente per essere una Persona Libera.
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