PRINCIPI FONDAMENTALI DEL MERCATO AZIONARIO 
Secondo la teoria di Charles Dow

 
I movimenti di mercato

Secondo la teoria di Dow nel mercato azionario vi sono simultaneamente tre tipi di movimento:
  • MOVIMENTO PRIMARIO (major trend): è la tendenza principale, per la quale un mercato si definisce toro (bullish o rialzista) oppure orso (bearish o ribassista). Dura da uno a più anni. Quando la tendenza primaria è al rialzo i prezzi sono in salita per un lungo periodo di tempo, intervallati da reazioni secondarie.
  • MOVIMENTI SECONDARI (intermediate trend): si tratta di movimenti opposti alla tendenza principale in un mercato che nel lungo periodo sia bullish o bearish. 

Questi durano da tre settimane a molti mesi e possono ritracciare da un terzo a due terzi del progresso o regresso acquisito con il movimento primario 1; il ritracciamento più frequente è del 50%.

  • MOVIMENTI TERZIARI O MINORI (minor trend): sono rialzi o ribassi di mercato che durano solo per un periodo limitatissimo di tempo, al massimo tre settimane. Non sono in grado di influenzare i movimenti primari o secondari e sono molto difficili da prevedere, perché si ripetono in modo pressoché casuale; presentano inoltre una maggiore possibilità di essere manipolati in una qualche misura.



Le fasi di mercato

La teoria distingue ogni ciclo completo di mercato in sei fasi caratteristiche:

  • ACCUMULAZIONE: quando la maggioranza degli investitori è ancora convinta di essere in un mercato al ribasso, le cosiddette mani forti (gli investitori professionali) iniziano ad acquistare a prezzi particolarmente convenienti, nella consapevolezza che la fase ribassista è in esaurimento. Gli acquisti vengono fatti gradualmente, in modo da non muovere il listino. Si forma così una serie di movimenti laterali, detti anche base o bottom.
  • CONVINZIONE: in questa seconda fase vi è la convinzione che un nuovo mercato toro ha avuto inizio; le quotazioni salgono e comincia a serpeggiare l'ottimismo.
  • SPECULAZIONE: è l'ultima fase del rialzo; l'ottimismo si trasforma in euforia e si assiste ad una rapidissima crescita delle quotazioni. Entrano sul mercato anche le cosiddette mani deboli, tipicamente piccoli risparmiatori, che immancabilmente decidono di acquistare quando i prezzi sono vicini ai loro massimi, incoraggiati anche dall'enfasi dei mezzi di comunicazione, che descrivono il boom borsistico in corso.
  • DISTRIBUZIONE: gli operatori dominanti nel mercato comprendono che il mercato toro è finito e cominciano ad alleggerire le proprie posizioni lunghe. La fase espansiva risulta indebolita e si crea un movimento laterale simile a quello creatosi ai minimi di mercato, detto tetto o top.
  • PANICO: si manifesta un brusco declino dei prezzi, dal momento che tutti si accorgono che il mercato non ha più nulla da dare e vendono al meglio per salvarsi dal ribasso generale.
  • FRUSTRAZIONE: ultima fase del mercato orso, in cui gli ultimi rimasti con i titoli in mano li vendono ai prezzi minimi assoluti. Generalmente si tratta proprio di quei piccoli risparmiatori che avevano acquistato sui massimi, durante la fase di speculazione. L'indebolimento di quest'ultima fase di flessione coincide con un nuovo processo di accumulazione.


Le sei fasi di mercato suddette caratterizzano quindi due movimenti primari, il primo al rialzo e il secondo al ribasso, che costituiscono un ciclo di mercato completo.

 

Per rendere maggiore chiarezza ho predisposto un esempio che ben rappresenta la psicologia del mercato e sopratutto la psicologia degli investitori.   [clicca sul pulsante "Trends e Cicli di Borsa"]

 

 


È frequente quindi che le fasi di espansione, così come le fasi di flessione siano intervallate da temporanei movimenti in controtendenza (movimenti secondari), che sono chiamati di Riaccumulazione o di Redistribuzione, in quanto si riferiscono alle prese di beneficio di coloro che avevano operato nella prima fase del movimento di mercato.
Questa impostazione generale del ciclo di un mercato azionario è stata via via arricchita dagli analisti tecnici discepoli di Dow con la formalizzazione di veri e propri modelli di evoluzione grafica (patterns) riferibili ai diversi momenti cruciali che caratterizzano l'evoluzione di un mercato. In sostanza sono state codificate configurazioni caratteristiche per ogni stato del mercato.


I movimenti laterali (linee)

Una linea è "...un movimento di prezzo di due o tre settimane o più, durante il quale la variazione di prezzo degli indici non fa registrare scostamenti superiori al 5% della propria media. Tale movimento indica sia accumulazione, sia distribuzione." . Si tratta quindi di situazioni di congestione durante le quali i prezzi tendono ad oscillare in un corridoio grafico orizzontale (sideways trend). Una crescita sopra i limiti della linea indica accumulazione e predice prezzi più alti, mentre una caduta sotto il limite indica distribuzione e quindi future quotazioni più basse.


Le inversioni di tendenza

Una tendenza al rialzo (bull market) è identificata da massimi e minimi relativi dei prezzi con valori superiori rispetto ai precedenti estremi relativi; al contrario una tendenza al ribasso (bear market) è caratterizzata da livelli minimi e massimi dell'indice in progressivo declino .
Il primo segnale di una possibile inversione di tendenza sarà dato dal fallimento del mercato nel creare un nuovo massimo (minimo) più alto (basso) di quello precedente.
L'interpretazione di un segnale di inversione di tendenza risulta molto più affidabile se, oltre agli eventi di cui sopra, si nota un comportamento del volume delle contrattazioni coerente con la nuova fase di mercato; inoltre è auspicabile che, prima dell'inizio di una nuova tendenza, siano state completate le fasi del trend di mercato precedente.
La probabilità di inversione di una tendenza primaria è dunque maggiore se il mercato è già stato soggetto ad una fase di accumulazione o distribuzione, caratterizzate da volumi di contrattazione che lievitano notevolmente.
L'importanza di saper distinguere tra un valido movimento secondario e il primo stadio di una nuova tendenza primaria appare ora evidente; questa è forse la parte della teoria più difficile da interpretare, ma è senza dubbio quella decisiva.


Relazione tra prezzi e volumi

La situazione normale è quella in cui il volume degli scambi si espande durante un bull market e si contrae durante un bear market (volume concordante). Quando questo non avviene (volume discordante), viene generato un possibile segnale di inversione di tendenza. Questo principio dovrebbe essere utilizzato però solo come indicazione aggiuntiva in un'analisi completa e dettagliata del ciclo di mercato.

L'analisi tecnica, che ha raggiunto notevole diffusione e popolarità tra gli operatori professionali, fonda le sue previsioni sostanzialmente su tre presupposti:

1) il mercato sconta tutto; i prezzi riflettono tutte le informazioni; qualunque variabile rilevante, sia essa di carattere prettamente economico, monetario o semplicemente politico, viene istantaneamente riflessa nel prezzo di mercato. Non viene indagato su quali siano i fattori determinanti: il prezzo viene accettato come sintesi perfetta di tutto ciò che riguarda l'attività quotata. Vi sono certamente le più valide ed eterogenee motivazioni che provocano il rialzo o il ribasso dei prezzi, ma non è indispensabile conoscerle. Poiché ognuno di questi fattori si riflette nel movimento dei prezzi (e dei volumi) di scambio, l'analisi di queste sole variabili nel tempo è sufficiente per capire ed individuare la direzione del mercato.

2) la storia si ripete; questo secondo presupposto è di carattere psicologico, e si basa sulla convinzione che, ad uno stimolo identico, gli individui rispondano con una reazione ed un comportamento analoghi ed immutati nel tempo. Attraverso lo studio di precedenti punti di svolta del mercato, è possibile evidenziare alcuni particolari che servono ad identificare i principali minimi e massimi. L'agire umano, e di conseguenza l'andamento del mercato azionario, è estremamente complesso e non si ripete mai in modo esattamente identico; ma il riproporsi di modelli di comportamento (patterns) simili è sufficiente per permettere all'esperto di individuare i punti critici principali. Ciò sostanzialmente significa ammettere che l'andamento del prezzo passato abbia qualche possibilità di ripetersi nel futuro; questo movimento dei prezzi tende a riflettere le reazioni psicologiche dei partecipanti al mercato. È questione distinta, e subordinata, quali siano gli strumenti più adatti per riconoscere e descrivere tali patterns.

3) validità dei trend; si assume che una tendenza nei prezzi debba essere ritenuta valida fino a che non appariranno netti segnali di inversione. È fondamentale quindi identificare, sin dal primo stadio del suo sviluppo, la tendenza che caratterizza il mercato in generale e le singole operazioni in particolare, per operare coerentemente con la direzione del trend che è stata individuata.


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