Psicologia e finanza

di Pietro Di Paolo

 

 

Antonio Canova - Amore e Psiche   (Museo del Louvre)

 

 

 

GIOIA

TRISTEZZA

PAURA

RABBIA

DISGUSTO

DIFESE NARCISISTICHE

DIFESE IMMATURE

DIFESE NEVROTICHE

DIFESE MATURE

 

 

 

 

Emozioni e trading

 

Consigli e osservazioni sulle molteplici relazioni fra Psicologia e Trading, le emozioni ed i meccanismi di difesa: impossibile non ritrovare se stessi in questa pagina, importantissima e da leggere attentamente.

Operare sui Mercato in situazione di "assenza emotiva" è impossibile. Scopo di questo testo sarà quello di capire un po’ meglio come questo aspetto della nostra psicologia, le emozioni, entra nella gestione delle nostra scelte quotidiane.

Le emozioni, così come il pensiero e le azioni, contribuiscono al nostro stesso "essere" rispetto al mondo che ci circonda e non possiamo non tenerne conto anzi, esse aumentano il livello di critica e giudizio su ciò che facciamo quindi, imparare a riconoscerle e comprenderle in situazioni di stress complesso come l'operare sui mercati finanziari, può contribuire ad aumentare le nostre performances.

Le "Emozioni di base" sono 5: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto ed ognuna di esse "significa" qualcosa rispetto a ciò che succede intorno a noi e dentro di noi.



GIOIA

 

La Gioia, ad esempio, ci comunica che abbiamo "aumentato" il nostro "dominio cognitivo" rispetto a qualcosa: la scoperta di un nuovo amico, per esempio o, per essere più venali, un aumento di stipendio o, per restare nel campo, un guadagno in Borsa. In questi ed in tutti gli altri casi dove proviamo gioia, se analizziamo bene, scopriamo che il nostro bagaglio culturale, sociale, relazionale od economico è "aumentato".

Torniamo ora al trading e proviamo a pensare:
qual'è l'emozione che sentiamo quando, invece di guadagnare, perdiamo?

Per ognuno di noi la risposta è variabile e spesso, varia anche in noi con il passare del tempo, così è evidente che per qualcuno la risposta sarà "ho provato tristezza", qualcun altro dirà "rabbia", altri ancora "paura" o "disgusto".
In ognuno di questi casi il significato che stiamo attribuendo all'esperienza di perdita è diverso e, riconoscerlo significherà capire meglio il nostro modo di porci rispetto al "fare trading" e, come già detto, aumentare le nostre performances.

Proviamo a fare questo piccolo Test: pensate all'ultima operazione "in perdita" e cercate di ricordare qual'è stata l'emozione principale che ha accompagnato questa esperienza.



TRISTEZZA

 

L’esperienza emotiva di tristezza rimanda alla rappresentazione cognitiva di perdita.
E’ comune a tutti l’esperienza di tristezza provata quando si "perde" qualcosa: un regalo di qualcuno per noi "importante", un amico con cui si è litigato o, peggio ancora, qualcuno a noi caro che non c’è più.
Per restringere il campo alle operazioni di "trading", oltre alla perdita economica, la tristezza può rimandarci ad altre perdite. In particolare, come sottolineato in precedenti interventi, spesso il trading è un po’ una scommessa, solitaria contro tutti, riguardo i futuri andamenti ed il ritorno o non-ritorno economico è la conferma o meno alle nostre ipotesi. Perdere quindi significa dover riconoscere di essersi sbagliati, aver perso la scommessa e quindi "essere tristi".
L’emozione di "tristezza" è la più sintonica con l’esperienza di una operazione borsistica "in perdita", E’ abbastanza evidente: se si guadagna si gioisce, se si perde si è tristi. Vedremo in seguito che le cose non sono proprio così semplici per le altre tre emozioni (rabbia, paura e disgusto).
Come dire: chi al test ha risposto "sono triste" è sulla buona strada, sempre che l’emozione di tristezza sia meno frequente della gioia altrimenti sono dolori, significherebbe che le perdite superano i guadagni e sarebbe allora necessaria un’ulteriore analisi per scoprire le ragioni di questa ostinazione.
Un’ultima considerazione: se oltre essere tristi si prova anche una prolungata diminuzione della "stima di sé" e minor fiducia nelle proprie capacità, allora significa che il trading non è solo una scommessa contro il mondo ma anche una scommessa contro sé stessi, un "cercare conferme" delle proprie capacità e questo può risultare nel tempo molto pericoloso. Quella sulla "stima di sé" è una partita che si gioca da soli, nel silenzio della notte, e non di una sola, ma di parecchie, pensare di potersela giocare in una "botta" sola di trading "giusto", è pura follia.
 


PAURA


Una prima considerazione importante è che questa emozione si differenzia da tutte le altre quattro perché è un’emozione "del durante" e non "finale". Per capirci meglio, viene provata mentre (stato emotivo del "durante") sta succedendo qualcosa che rappresenta una minaccia a qualcos’altro che viene da noi considerato come "nostra proprietà" o, per restare in campo psicologico, "nostro dominio cognitivo". Se poi ciò si realizza (stato emotivo "finale") alla minaccia si sostituisce la perdita e, quindi alla paura subentra la tristezza.

Una piccola annotazione: che l’oggetto minacciato sia effettivamente nostro o meno non importa, quello che conta, ai fini di un’analisi emotiva, è che noi lo consideriamo tale.

Quindi, ancora una volta, dall’emozione provata possiamo risalire alla "rappresentazione mentale" di ciò che è in pericolo: uno scopo importante che ci siamo posti di raggiungere, di studio o di lavoro; un sogno che sta andando in frantumi; l’affetto di una persona importante che minaccia di lasciarci o, per tornare al nostro campo, un’operazione di trading che sta andando diversamente da come sperato (quindi pericolo di perdere soldi e di non raggiungere gli altri scopi "psicologici" che per noi rappresenta il trading (stima di sé, degli altri, realizzazione di futuri obiettivi ecc).

Da quanto abbiamo detto finora è evidente che questa emozione viene per lo più provata mentre l’operazione è in corso e rappresenta l’espressione di un’eccessiva esposizione operativa, sia in termini economici che psicologici: si è puntato troppo, si sta giocando al "tutto per tutto": o "la va o la spacca". Ancora una volta è evidente l’importanza dell’analisi e conoscenza delle motivazioni che sono a monte del nostro operare in Borsa e, secondo me, della necessità di considerare il trading per quello che è (un difficile modo per fare soldi) senza attribuirgli significati "altri" (essere bravi nel riuscire a fare previsioni e stabilire in anticipo come andranno le cose, cioè voler dimostrare a sé stessi o a qualcun altro le proprie capacità).

Ma sulle motivazioni penso torneremo a parlare quando avremo finito il nostro viaggio nelle emozioni.

Una seconda possibilità a monte di questa emozione è l’essere entrati sul Mercato senza aver considerato prima la possibilità di uscita con rigorosi stop-loss in funzione di quanto siamo disposti a perdere in quell’operazione, anticipando cioè psicologicamente la possibilità che le cose potrebbero non andare come vorremmo e quindi, nella malaugurata ipotesi che si verificasse, ciò non sarebbe una "minaccia improvvisa" ma solo uno "spiacevole evento previsto".

La differenza, anche in questo caso, sarebbe notevole in termini operativi: non rimarremmo paralizzati dalla paura, né reagiremmo spinti dal panico del momento ma metteremmo in atto quelle strategie già previste a priori, quando nella mente, ancora lucida, la minaccia della potenziale perdita era solo un’ipotesi, una fra le tante, di come sarebbero potute andare le cose; la più spiacevole ma, purtroppo, per questa volta quella giusta.

In conclusione provare paura è umano, ma non per questo dobbiamo rimanerci intrappolati. Anche la paura, come le altre emozioni, ha la funzione di comunicarci qualcosa e se impariamo a capire cosa vuole dirci, continueremo sì a provare paura ma saremo capaci, in quel momento, a reagire ad essa prontamente in modo da fronteggiare la "minaccia" in corso nel miglior modo possibile.


RABBIA

"La rabbia ci rende ciechi", dice un detto popolare, se i è ciechi non si vede e, quindi, si commettono errori, è evidente, quasi banale, infatti non è solo questo.

La nostra attenzione va all’emozione che si prova quando l’operazione è stata chiusa in perdita, quindi, se vogliamo, l’errore è stato già commesso. La rabbia che si può provare allora diventa un effetto, non la causa dell’errore e ci da la "lettura" che noi facciamo di quell’errore.

Provare rabbia, in termini di psicologia cognitiva, significa "sentire" di aver subito un torto o un’ingiustizia; attribuire a qualcuno diverso da noi le conseguenze (negative) di qualcosa. Anche in questo caso che l’ingiustizia o il torto siano reali o meno, poco importa ai fini emotivi.

Se il torto o l’ingiustizia sono reali, ben venga la rabbia, ma nel trading, la responsabilità dei nostri errori è solo nostra e prendersela con qualcuno o qualcosa, la cui misura è appunto la rabbia, significa mettere in atto (citando Freud), i meccanismi di difesa di negazione e proiezione, significa l’incapacità di prendersi le proprie responsabilità e le relative conseguenze. Significa l’impossibilità di tollerare la frustrazione che deriva dalla semplice accettazione di aver commesso un errore senza per questo sentirsi "meno capace", l’incapacità quindi di avere una visone di sé che tenga conto anche della possibilità di fare errori.

E’ evidente che una tale narcisistica e ipertrofica visione di sé non può essere che di ostacolo nelle proprie performances, siano esse operazioni di Borsa o altro.

La "negazione" dei propri errori e la "proiezione" su altri degli stessi impedisce quel basilare processo di apprendimento che è alla base del comportamento umano di "apprendere dall’esperienza" che significa avere la capacità di riconoscere, con un profondo senso di umiltà verso noi stessi, i propri errori… e non per colpevolizzarsi o denigrarsi, ma con l’unico scopo di migliorarsi cercando di evitare di commetterne in futuro.

Da quanto sopra è evidente che provare rabbia in modo costante ed intenso durante il trading è forse "l’indice" più importante riguardo un atteggiamento di fondo verso lo stesso non solo sbagliato ma molto pericoloso in quanto non attribuirsi la responsabilità della perdita fa sì che queste (le perdite) non vengano messe "nel bilancio" delle proprie operazioni: a nessuno verrebbe in mente di mettere sotto la voce "uscita" del proprio "budget" l’eventuale furto subito di dieci milioni!
 

 
DISGUSTO

Il Disgusto o più precisamente il Disprezzo, trova come connotato neurovegetativo un senso di ripugnanza o nausea, il primo verso qualcosa, in genere commestibile, il secondo verso qualcuno. La natura delle due emozioni è la stessa e, in genere, le riflessioni che si possono fare per la prima sono le stesse che per la seconda.
La differenza fondamentale tra questa e le altre emozioni già trattate, è l’intrinseca valenza sociale che essa assume come valutazione e conseguente reazione dei comportamenti che altri hanno assunto nei confronti di norme sociali chiare e condivise.

Il disprezzo nasce come reazione al comportamento di qualcuno che ha palesemente violato delle norme sociali. E’ quindi un’emozione che nasce dalla natura sociale dell’uomo e rappresenta una sorta di punizione verso qualche "ripugnabile" comportamento altrui. Quando si prova disprezzo, il rapporto con l’altro è troncato in maniera definitiva e, tornando al trading, se si arriva a questa emozione quasi sicuramente si è giunti ad un "punto di non ritorno": si è sviluppata in noi, lentamente, la consapevolezza che quella "lealtà" assunta all’inizio del "gioco", non esiste e che qualcuno si sta approfittando della nostra lealtà ed onestà. Nei confronti di questa consapevolezza, l'unica emozione possibile è il disprezzo e l’unica reazione è tagliare i ponti per sempre con queste persone e con quello che esse rappresentano, in altre parole… smettere. Smettere di avere a che fare con loro e quindi, nell’impossibilità di allontanare loro, perché superiori, andarcene investendo le nostre energie verso campi d’interesse più leali ed onesti.

Da quanto sopra esposto è chiaro un equivoco di fondo da parte di costoro: che la Borsa sia un luogo dove onestà è lealtà determinano le citate "regole del gioco". Certo, non significa che tutti quelli che operano debbano essere disonesti o sleali, ma che proprio fra le regole del gioco vanno contemplate la disonestà, il non rispetto di regole condivise: come dire: "unica regola, nessuna regola". Capire ciò ci pone in una posizione di "superiorità" rispetto agli altri, quelli che fanno il "gioco sporco" proprio perché si è in grado di "prenderli con le mani nel sacco". Il Disprezzo allora si trasforma in Derisione che rappresenta appunto: l’elemento attivo di ostilità e rabbia nei confronti del "disonesto" si è trasformato, grazie al senso di superiorità insito nell’assunzione della "regola" enunciata in un "ghigno di derisione", una sorta di: "credevi di farmela?…"

Un’ultima considerazione: proprio per quanto sopra detto, questo è "un gioco" in cui non si è tutti uguali, alcuni, quelli superiori, vincono, gli altri perdono! Non riuscire a passare dal disprezzo alla derisione significa essere incapaci di porsi in una situazione di superiorità rispetto agli altri, quindi o si interrompe il "gioco" o ci si rassegna ad "essere perdenti".

Abbiamo visto quindi che le "variabili" in gioco nel trading sono molte e quello sulle emozioni è solo uno dei tanti punti di vista possibili… punti di vista personali che affondano le loro radici nel profondo dell’inconscio e che danno ragione a quanti credono, ed io sono tra questi, che in Borsa, il "nemico" principale, quello con cui dobbiamo fare continuamente i conti per evitare di perdere, è il nostro "Sé", la sua impulsività… i suoi istinti ed emozioni… le sue motivazioni nascoste e le sue aspettative profonde… al cui interno si nasconde insomma il significato stesso del nostro "Esistere".



I meccanismi di difesa (mdd)

I meccanismi di difesa nel trading perdente
. Iniziamo a chiarirci sugli obiettivi che vogliamo raggiungere, gli aspetti sui quali vogliamo aumentare il nostro "dominio cognitivo"…

Naturalmente al centro del nostro interesse è il trading perdente (TP), "naturalmente" perché quando il trading è vincente va tutto bene, non abbiamo niente da rimproverarci o su cui riflettere... magari sbagliando perché anche capire quali sono gli "atteggiamenti mentali" e le "strategia operative" vincenti potrebbe aumentare le nostre conoscenze su questo affascinante mondo.

Ma torniamo al nostro trading perdente che, non può e non deve essere considerato un "errore", ma un momento necessario ed inevitabile all’interno della nostra strategia globale di trading.

Vista così allora, viene spontaneo chiedersi: "difendersi da cosa, e perché?" Se singoli episodi di perdita sono da considerarsi inevitabili a cosa serve difenderci da essi?

La perdita comporta un’emozione di tristezza, di rabbia oppure di disprezzo. Non sempre siamo capaci di tollerare le emozioni negative, anzi, molto spesso, soprattutto quando queste si ripetono nel tempo, comportano un tale stato di sofferenza e disagio che facciamo di tutto per eliminarle, mettiamo in atto dei meccanismi, di difesa appunto, per mezzo dei quali riusciamo ad evitare di "vivere" la spiacevole esperienza emotiva negativa (penso sia anche per evitare qualcosa rispetto alla nostra autostima, ma di questo parleremo più in un altro momento).

Certo, così facendo non permettiamo all’emozione di svolgere il suo compito "informatore" magari indicandoci che qualcosa non sta andando per il verso giusto. Il risultato a questo punto dovrebbe essere chiaro a tutti: se mi mancano le informazioni emotive relative all’episodio di TP vissuto non riesco a dare ad esso il giusto significato correndo così il rischio di poter continuare a perseverare all’infinito.

Finisce quindi che, paradossalmente, dovremo trovare dei meccanismi di difesa contro i meccanismo di difesa.

Se qualcuno avesse pensato, leggendo il titolo, che avremmo parlato dei meccanismi di difesa per "difenderci" dal TP si è sbagliato di grosso. Non esiste difesa che accettarlo, il TP, e valutarlo in relazione al nostro trading vincente per valutare se, come e quanto dobbiamo modificare la nostra strategia.

Il nostro obiettivo allora sarà un altro: imparare a conoscere e capire quali atteggiamenti mettiamo in atto nel TP, i meccanismi di difesa in questione appunto, per poi verificare quanto questi effettivamente ci aiutano o, al contrario, ci ostacolano nella ricerca della nostra strategia globale di trading.

Prima di andare avanti cerchiamo di chiarire meglio quanto finora espresso:

Partiamo da una definizione di meccanismo di difesa: "… processi intrapsichici operanti in modo difensivo al fine di evitare o ridurre l’ansia e mantenere integra l’autostima personale…".

Interessante anche questa considerazione: "… L’adozione dei vari meccanismi di difesa, se impiegata in un modo occasionale e senza impedire una valutazione corretta dei problemi, può produrre momentanei sollievi e validi sostegni proteggendo la persona per tutto il tempo necessario per la ricerca di soluzioni realistiche. Se al contrario l’uso dei meccanismi di difesa è così massiccio da generare sistematici autoinganni, negazione degli impulsi e mascheramento delle proprie motivazioni, l’esito psicopatologico non può essere evitato…".

Naturalmente noi ci occuperemo di questa seconda modalità…

Abbiamo detto, dunque, che ogni esperienza comporta un’emozione che ha un significato comunicativo per il nostro inconscio.

Abbiamo detto anche che, quando questa emozione provoca sofferenza, a volte, mettiamo in atto dei meccanismi di difesa, nei confronti proprio di questa sofferenza, con un duplice risultato: da una parte sollievo psicologico-emotivo (positivo) dall’altra mancanza della relativa informazione inconscia (molto negativo).

La conoscenza di questi meccanismi di difesa fa sì che, nel prendere atto della loro presenza e del loro significato, riusciamo a riconoscere e rivivere l’esperienza emotiva nei confronti della quale eravamo intervenuti. Rivivere emotivamente l’esperienza sarà in parte doloroso e frustrante ma nello stesso tempo indispensabile se veramente vogliamo conquistarci un atteggiamento adulto e maturo nei confronti della nostra Strategia Globale di Trading, recuperando proprio l’informazione emotiva inconscia che era andata persa con l’agito dei meccanismi di difesa…

Vediamo ora quali sono i meccanismi di difesa classici (quelli teorizzati da Freud), parafrasando i quali cercheremo di sviluppare il nostro discorso:

DISTORSIONE – NEGAZIONE - PROIEZIONE - REPRESSIONE O RIMOZIONE - SPOSTAMENTO O SUBLIMAZIONE – RAZIONALIZZAZIONE - SOMATIZZAZIONE E IPOCONDRIA - CONTROLLO - IDEALIZZAZIONE PRIMITIVA E SCISSIONE - FANTASIA SCHIZOIDE


Divideremo i nostri meccanismi di difesa in 4 gruppi, secondo il grado di maturazione necessari all’individuo per metterli in atto.

Sempre per tradurre in "denaro": i primi sono i più strani, quelli più difficili da percepire ed i più "pericolosi", gli ultimi, i più "maturi" e, quindi, meno pericolosi. Per "pericolosi" si intende, nel nostro caso, rispetto alle possibilità di rovina economica per il ripetersi inconsapevole di trading perdenti.

 

 

 

DIFESE NARCISISTICHE

DIFESE IMMATURE

DIFESE NEVROTICHE

DIFESE MATURE

 

1. Distorsione

2
. Negazione

3
. Proiezione

4
. Idealizzazione primitiva e scissione

 

 

1. Somatizzazione

 

2. Ipocondria

 

3. Fantasia schizoide

 

1. Repressione o rimozione

 

2. Spostamento

 

3. Controllo

 

4. Razionalizzazione

 

1. Sublimazione

 

2. Umorismo



DIFESE NARCISISTICHE

Tutti conosciamo il Mito di Narciso: il giovane si specchia nelle acque dello stagno e si innamora della propria immagine riflessa… tenta di abbracciarsi ma perde l’equilibrio cade nell’acqua e muore, affogando praticamente in sé stesso… questo è l’epilogo, in cui è evidente la pericolosità ai fini della propria sopravvivenza di "centralizzare" sé stessi rispetto al mondo circostante. Non conosciamo l’inizio della storia ma certamente troveremmo qualcosa come "una primordiale e profonda delusione" oppure "una catastrofe affettiva"… qualcosa che darebbe il senso della necessità della "sopravvivenza di ", altrimenti impossibile senza quel "piccolo" stratagemma. Una sopravvivenza nel caso considerato temporanea, vista come è finita la storia, ma che almeno ha dato una "chance" in più… un’ultima possibilità che il giovane non è riuscito a cogliere forse proprio perché non si è reso conto della "irrealtà" dell’esperienza che stava vivendo…

Sempre cercando una "traduzione" del concetto, si potrebbe dire che il narcisismo è l’espressione di una confusione tra un "senso di Sé" ancora in fasce ed il modo esterno vissuto ancora come "proprietà" del Sé, appunto, e non come qualcosa di esterno ad esso… è il modo con cui il bimbo appena nato riesce a vivere, anzi a sopravvivere al "trauma della nascita", finchè non sopraggiungono, in relazione ad un necessario sviluppo psicofisico, nuove e più funzionali difese…

Distorsione, negazione proiezione idealizzazione primitiva e scissione insomma rischiano di essere la nostra immagine riflessa e, come accadde per Narciso, se non ne comprendiamo la temporanea valenza difensiva, causa della nostra "morte economica"…

… Come vedremo in questi casi la realtà immaginata è così diversa dalla realtà "reale" che si è veramente incapaci di "leggere" le esperienze negative fatte per quello che veramente sono state così da metterci al sicuro dalla loro relativa "ansia angosciante"…

Una "vittoria di Pirro", che, nel tempo, può portarci alla rovina…

E’ necessario crescere, nelle nostre difese, passare almeno da queste (narcisistiche) a quelle "immature" che, anche se tali sono comunque preferibili alle prime…

Il passaggio al significato di "Immaturo" porta in sé automatica la riflessione sul suo opposto, la Maturità… questo è uno di quei casi in cui si definisce un concetto tramite la negazione dell’opposto: "è ciò che non è il suo contrario" (Immaturità = Non-Maturità).

Per "Maturità" intendiamo il raggiungimento e completo sviluppo di quell’equilibrio nella capacità di "Mutua relazione sociale" che è caratteristica specifica della "Specie Umana", o più semplicemente "Maturi" lo si è nel momento in cui si diventa pienamente consapevoli di Sé come diversi dall’Altro (quindi dal mondo circostante) e, soprattutto, quando ci si rende conto che questo – il mondo – va avanti benissimo anche senza la nostra collaborazione…!

"Tutti si è utili e nessuno è indispensabile"... e per arrivare a tanto è necessario un grosso momento di umiltà per tollerare la relativa frustrazione, soprattutto venendo da una posizione esattamente contraria, quella cioè in cui ci si sente "narcisisticamente" padroni del mondo semplicemente perché non si è riusciti a distinguerlo da noi e, quindi, a capire che essere "padroni di sé stessi" ed essere "padroni del mondo" sono due cose diverse…

… Il significato dei 4 gruppi di riferimento allora sarà quello di osservare l’Uomo in quattro momenti differenti rispetto alla propria "costruzione di Sé" secondo un processo di crescita che la porta ad arrivare a vivere in maniera armonica e solidale con il mondo circostante passando dalla prima alla quarta fase… saltando la terza!

Eh sì, perché la terza, quella nevrotica in cui peraltro tutti chi più chi meno, chi in una "Area Sociale" (famiglia, lavoro, scuola, affetti) chi in un'altra, ci ritroviamo non si può intendere proprio una "evoluzione di una fase di sviluppo normale", anzi è esattamente l’opposto: l’arresto dello sviluppo ad una fase "immatura" appunto.

E’ qui, nell’area nevrotica, che incontreremo i problemi maggiori perché, mentre i meccanismi di difesa che la riguardano sono sicuramente meno "arcaici" – cioè incomprensibili – e distruttivi di quelli narcisistici, esistono e vengono attivati a causa delle problematiche complesse che hanno arrestato a quel livello (ed in quell’area) lo sviluppo del proprio Sé… Come dire che il trading, un po’ come tutto quello che facciamo, è uno specchio che riflette il modo con cui rapportiamo noi al nostro Sé e questo agli altri… Se avremo raggiunto un adeguato sviluppo saremo in grado di tollerare sufficientemente le sue frustrazioni, magari facendoci aiutare dai meccanismi di difesa "maturi", altrimenti inevitabilmente si apre davanti a noi la Nevrosi in tutta la sua complessità e "perversione": un continuo "muoversi" facendo un passo avanti ed uno indietro, in pratica, quindi, si resta fermi.

Abbiamo definito i contorni, i confini della spazio all’interno del quale ci inoltriamo per le nostre riflessioni.

A questo punto dovrebbe essere chiaro quindi che se parliamo di "distorsione", ad esempio, ci riferiamo ad una difesa del gruppo "Narcisistico"… problematico, certo, ma sempre "fase di sviluppo"… una "tensione a muoversi" che trova degli incomprensibili ostacoli (almeno apparentemente tali) alla sua naturale evoluzione. Le difese di questo gruppo hanno, comunque, insite in loro, la voglia di muoversi che, come una molla "contratta", quando giustamente incanalate, portano rapidamente alle fasi successive di "sviluppo maturo".


1. Distorsione


"La realtà esterna è grossolanamente rimodellata per soddisfare le necessità interne – comprese convinzioni megalomaniche irrealistiche – e viene usata per sostenere sentimenti di superiorità o di pretesa deliranti" o per controllare l’ansia rispetto alle proprie procedure di analisi e previsione futura.

Di "rimodellamenti" della realtà esterna, l’analisi, quella tecnica, ne è fin troppo piena…

Se assumiamo come "realtà" il valore, il prezzo vero ("reale", appunto), dell’oggetto della nostra analisi (quotazione azionaria del titolo "XYZ" o valore dell’Indice di riferimento) possiamo facilmente renderci conto come tutti, o quasi, gli indicatori usati nella nostra quotidiana "analisi tecnica" non sono altro che una distorsione della realtà esterna.

Pensiamo al concetto di "Media mobile" in tutte le sue varianti (semplice, esponenziale, pesata ecc) ed estensioni (a 3gg, a5gg a 7gg… a 50gg ecc) e che dire poi di Momentum, RSI, Ad-line, Bollinger e chi più ne ha più ne metta…

Non vuole certo dire che tutte queste procedure siano inutili o "false", certo è che forse parte del loro successo lo devono alla loro capacità di "soddisfare la necessità interna e tranquilizzarsi" rispetto alla possibilità che la realtà futura possa andare nella direzione da noi prevista. Ecco il paradosso svilupparsi davanti ai nostri occhi in tutta la sua grandezza: non siamo noi a dover modificare in modo plastico le nostre previsioni ed "adeguarci" agli imprevedibili sviluppi della realtà esterna ma è lei a doversi adeguare a noi e lo fa attraverso la elasticità dei suoi "indicatori".

Un esempio può chiarire meglio:

Ipotizziamo di essere "ribassisti". Abbiamo svolto la nostra analisi rispetto alla Media mobile (MM) a 5 gg. semplice, che l’indice (il FIB30) ha "tagliato". Ipotizziamo ora che il Fib domani fermi la sua discesa e torni a salire tornando, magari dopodomani, sopra la sua MMa5, quale sarà la nostra reazione? In teoria, secondo logica dovremmo dire "il ribasso è finito", "si torna a salire, ma quanti di voi, onestamente, non saranno piuttosto tentati di modificare l’estensione della prima MM a 5 allungandola, a10 o magari a 20 e dire, così: "no, il ribasso ancora non è finito, siamo in pull-back e poi si torna a scendere…".

Ecco, vedete, la nostra realtà "distorta", rappresentata dalla Media mobile finisce con l’essere, grazie alla sua "plasticita", un tranquillante rispetto all’ansia relativa all’ipotesi di esserci sbagliati rispetto al "ribasso" che quindi in soldi che in esso abbiamo riposto non sono ancora del tutto persi.

L’esempio appena fatto per la "Media Mobile" può facilmente essere "reimpostato" per tutti gli altri tipi di indicatori conosciuti ed usati.

A questo punto, tre ultime considerazioni:

E’ necessario "riscoprire" l’uso ed il significato degli strumenti che normalmente usiamo per l’analisi: un modo per "leggere" e "capire" la storia e non per "predire" il futuro
.
Qualsiasi strategia noi facciamo rispetto alle possibilità degli sviluppi futuri deve contenere "in automatico" le scelte e gli interventi da attuare anche e soprattutto se le cose non vanno come da noi previsto, lasciando le riflessioni sui "come" e "perché" ci siamo sbagliati ad un altro momento. Dall’esempio fatto è chiaro il significato "anti-ansia" del meccanismo di Distorsione appena descritto. Dovrebbe essere altrettanto chiara la sua "temporaneità" nel senso che, passando le ore ed i giorni (se effettivamente il mercato ci "va contro" e noi siamo lì, inermi ma tranquilli, ad osservarlo), l’ansia scompare da sé insieme ai soldi del nostro investimento lasciando il posto ad una sensazione di vuoto e ad un’amarezza che è possibile colmare solo con l’ipotesi di un nuovo trading vincente, ma forse così pensando stiamo già mettendo in atto un altro di questi famigerati "meccanismi di difesa".

Per evitare di perdere di vista che la realtà, quella vera, è solo e sempre il grafico dei prezzi, diamo ad essa uno "spessore" maggiore rispetto a tutte le altre linee che riempiono, spesso in maniera caotica, il nostro grafico, in modo da sottolinearci sempre che quella, e solo quella, è la realtà che deve essere sempre al centro dei nostri "pensieri"…

Quindi stiamo sviluppando il nostro grafico, lo vediamo disegnarsi quasi da solo sul nostro monitor, con le sue barrette colorate. Cerchiamo di dargli un senso o, meglio, speriamo che "lui ci parli", che ci dica qualcosa… che possa darci indicazioni su quale sarà la futura direzione. E’ curioso che questo avvenga non solo prima di essere "entrati" nel mercato, prima di aprire una "posizione" intendo, ma anche e soprattutto dopo.  

Voi mi direte: "… è naturale, devo controllare il mio investimento". Certo, detta così avete ragione, ma non era questo che intendevo. E’ logico e naturale che si torni periodicamente ad osservare "come sta andando" il nostro investimento, meno logico che si cerchi di "volere conferme" che questo stia andando bene.

Per spiegare meglio: io mi metto davanti al mio grafico colorato, "leggo" i parametri studiati e "vedo" che ci sono delle buone prospettive perché l’indice salga, … una salita non rapida, il rialzo dovrebbe essere così abbastanza affidabile, ho una mia idea sul rapporto tra velocità e movimento… apro una posizione lunga.

Il giorno dopo vado a vedere come sta andando il mio investimento: l’indice è salito dello 0,8 %, sui massimi della giornata, escursione min/max relativamente contenuta, trovo tutte le conferme alle mie previsioni.

Passa un altro giorno e poi un altro ed un altro ancora… tutto sta andando come previsto.

Una sera, apro il grafico e mi accorgo che l’indice è sceso dell’1,8% ed è sui minimi della giornata…

Come continua la storia?

Abbiamo tre possibilità:

 

  1. Entro in fibrillazione, comincio a sudare, faccio tutti i conti di quanto sono in guadagno, di quanto ho "perso" quel giorno, di quanto non avrei perso se avessi guardato prima il monitor, inizio a ripetermi quanto sia stato sciocco non averci pensato (alla necessità di una correzione dopo tutti quei rialzi), quanto sia stato stupido per… Vado avanti così tutta la notte aspettando la mattina per chiudere la posizione.
  2. Leggo la diminuzione dell’indice come una necessaria correzione… i parametri sono ancora "quasi tutti" al rialzo quindi non ho niente da temere… anzi, "…domani dopo la correzione di oggi, sai come risale!"
  3. Leggo come fine del movimento di moderato rialzo la pesante correzione con aumento evidente delle escursioni min/max… d’altra parte prima o poi doveva finire no? Anzi, lo stavo quasi aspettando qualche segnale di inversione… ed un segnale di inversione presuppone sempre una "perdita", o, per dirla meglio, "una diminuzione del potenziale guadagno in essere", altrimenti che segnale di inversione è?

 

 

2. Negazione

Ecco, la seconda possibilità è la messa in atto del meccanismo di difesa della "Negazione". Negazione della realtà quindi, quella realtà, nel nostro caso, invece evidente nella analisi della terza possibilità. Una realtà che deve essere immaginata e prevista già all’inizio, prima di aprire ogni qualsiasi posizione. Non solo stabilendo precise strategie di stop-loss, ma anche precisi criteri di stop-trading, altrimenti si corre il serio rischio di mettere in atto la Negazione quasi inconsapevolmente, per difenderci dall’ansia dell’incerto, dell’imprevisto, del non sapere che fare e, soprattutto non sapere perché.

Quindi, a conclusione, anche in questo caso appare evidente la non-utilità del meccanismo di difesa se non ai fini di preservarci dagli effetti "distruttivi" dell’ansia e della disistima personale.

3. Proiezione
 
Possiamo definire la Proiezione come: "La percezione e la reazione nei confronti degli impulsi interni inaccettabili e dei loro derivati si realizzano come se questi fossero al di fuori di sé".

Gli "impulsi interni inaccettabili e loro derivati" sono, nel nostro caso – trading perdenti – la sensazione di sconfitta e fallimento, la diminuzione marcata della propria stima di Sé.. la rabbia verso un senso di giustizia che sembra toccare tutti tranne noi… così la sfortuna sembra accanirsi verso i nostri trading… ma noi alla sfortuna non crediamo… il fatto è che noi, in fondo, siamo dei "buoni", crediamo ancora "nelle favole"… così è facile che gli altri si approfittino della nostra bontà… cosa ci vuole… è scritto in tutti i libri che alla rottura di una trendline segue un pull-back… è facile così per "Loro" costruire una trappola per rialzisti… sono potenti "Loro", le "Mani Forti"… muovono con facilità il mercato, è loro la colpa se i nostri trading risultano perdenti in continuazione, non nostra... noi saremmo bravi e capaci di risultati se "le regole fossero uguali per tutti" ed il gioco non fosse truccato…

Ecco, la vecchia storia delle "Mani Forti" mi sembra descriva bene, sia nella teoria che nella pratica, il meccanismo della Proiezione…

Quindi grazie alla Proiezione è possibile salvaguardare la propria autostima ed esprimere la rabbia verso "qualcuno diverso da noi". Che poi questo "qualcuno" esisti davvero poco importa, il nostro obiettivo, sopravvivere ad impulsi interni inaccettabili, è stato raggiunto.

E’ importante individuare e cercare di ridurre al minimo l’attuazione di questo pericoloso meccanismo perché, come detto, porta alle inevitabili percezioni alterate della realtà dovute all’approccio narcisistico, in cui il Sé è poco definito e proprio per questo poco tollera diminuzioni del proprio valore personale.

In un primo momento bisogna cercare di capire quanto il meccanismo della Proiezione è presente nei nostri schemi cognitivi.

A questo scopo è possibile cercare di valutare "la sua portata" nelle quotidiane frustrazioni non necessariamente solo di trading. E’ evidente infatti che, poiché il trading è solo una delle tante espressioni del nostro modo di essere, i meccanismi di difesa abitualmente "posti in essere" in esso sono gli stessi che utilizziamo altrove.

Concretamente si può procedere ad un elenco degli "episodi frustranti" (non solo di trading) della settimana aggiornandolo quotidianamente esprimendo in una colonna a fianco ad ogni episodio, un parere riguardo il soggetto causa della frustrazione stessa. Quindi si passa ad una valutazione:

Se il numero di episodi in cui "la colpa" è attribuita a "qualcuno diverso da noi" è superiore ai 2/3 degli stessi allora è presumibile che "la Proiezione" è uno dei nostri abituali meccanismi di difesa…

Se è evidente che preferiamo la "Proiezione" agli altri m.d.d. dobbiamo cercare di aumentare la tolleranza rispetto ai propri errori e questo è possibile farlo, paradossalmente, aumentando le conferme rispetto ai propri risultati positivi (anche in questo caso non necessariamente solo di trading), magari con un "elenco" a due colonne analogo al precedente: a sinistra "l’oggetto" della nostra "soddisfazione" ed a destra l’importanza che diamo all’evento.

E’ evidente infatti che, essendo più convinti del proprio "valore personale" e delle proprie capacità, si raggiungerà un grado di autostima tale da poter tollerare momentanee "defaillances" senza dover chiamare in causa in maniera paranoica e quindi proiettiva l’intervento di altri (le "mani forti" nell’esempio di cui sopra) chi si prendano il carico delle "nostre colpe".

Questa è solo "una" possibilità, "una fra tante"… la realtà, fortunatamente, non permette mai un solo punto di vista…


4. Idealizzazione primitiva e scissione

Idealizzazione primitiva: gli oggetti esterni, che sono visti come "completamente buoni" o "completamente cattivi", sono irrealisticamente considerati dotati di grande potere
. Più comunemente, gli oggetti "completamente buoni" sono considerati onnipotenti o ideali, mentre la cattiveria degli oggetti "completamente cattivi" è esageratamente accentuata.


Scissione: gli oggetti esterni sono suddivisi in "completamente buoni" e "completamente cattivi", ma vi può essere un passaggio improvviso di un oggetto da una categoria ad un’altra. Si può avere l’improvvisa e completa inversione dei sentimenti e delle concettualizzazioni su una persona.

In questo caso l’anima del trader viene fuori prepotente con riferimento al rapporto perverso tra il trader ed i "suoi" trading systems (Ts).

Tutto nel trading system è ambivalente e perverso. La natura stessa del Ts ci induce a questa riflessione soprattutto se lo si osserva in relazione a colui che lo ha costruito o, in caso contrario, che comunque lo ha scelto per avere i famosi "segnali automatici" di "entrata" ed "uscita". Se così davvero fosse il Ts dovrebbe essere collegato direttamente con il telefono della Sim, allora sì che sarebbe automatico.

Ma così non è. Chi legge i segnali, chi decide alla fine se telefonare o meno, se entrare o restare coraggiosamente alla finestra è il trader e solamente lui.

Il Ts è parte del proprio , questo è il punto (e ciò è ancora più evidente nel caso in cui è stato proprio lui a costruirlo e tararlo) è parte del proprio Sé ma è qualcosa di estraneo a Sé, e questa ambivalenza permette, secondo i casi di idealizzarlo onnipotentemente o di "ricacciarlo nelle tenebre" degli ultimi cassetti della sua scrivania, indignato e sconfitto.

Il Ts è, o almeno dovrebbe essere solo un mezzo per capire come e dove stanno (forse) andando i Mercati, se poi si decide, all’interno della nostra strategia di trading globale, di scegliere i suoi segnali per operare in situazioni predeterminate ("si entra solo quando…" – "… e si esce quando arriverà…") è una scelta del tutto personale e la validità di questa scelta, come del Ts in questione, potrà essere verificata solo se la somma dei "segnali che portano guadagno" sarà maggiore a quella dei "segnali in perdita" inevitabilmente presenti, anzi, per dirla meglio, se la somma dei guadagni procurati dai primi (i segnali "buoni") è superiore alle perdite generate dai secondi (quelli "cattivi").

In conclusione è comunque bene ricordare che riconoscersi in questo o quel "meccanismo", anche se del gruppo "narcisistico" non vuole assolutamente significare avere dei "problemi" o essere "psicologicamente deboli". Tutti, chi prima chi poi, chi per una volta sola chi abitualmente mettiamo "in atto" questi meccanismi, quindi riconoscersi in essi significa sviluppare quella conoscenza di sé necessaria al fine di comprendere la natura ed il significato delle proprie scelte e degli obiettivi posti.

 

Abbiamo terminato le riflessioni sul primo gruppo, quello delle difese narcisistiche.

Il naturale sviluppo del nostro discorso, così come anticipato, ci porta inevitabilmente a crescere un po’… ad abbandonare le posizioni confuse ma relativamente tranquille, almeno a livello emozionale, del "mondo narcisistico" e ci avvicina alla consapevolezza delle responsabilità del "mondo degli adulti".  Ci "avviciniamo" al mondo degli adulti ma la strada da fare per raggiungerlo è ancora lunga.

Fermando la nostra attenzione alle "difese immature", ci accorgiamo facilmente infatti di trovarci, con questo gruppo di "meccanismi", in quel "momento di passaggio" tra infanzia ed età adulta che è tipico della pre-adolescenza e dell’adolescenza: quel periodo caratterizzato dalla presenza del mondo della scuola in tutte le sue tappe come principale riferimento di socializzazione e di crescita dell’individuo.

E’ questo il momento in cui si è ormai giunti alla consapevolezza di "Sé" come "diverso ed estranei dell’altro", però non si è ancora ben capito il perché… e soprattutto si cominciano a cogliere le contraddizioni tra sensazioni psicologiche e percezioni fisiche (il "mal di pancia" che sopraggiunge in alcuni bambini ogni mattina al momento di dover lasciare il caldo rifugio del letto per recarsi a scuola ne è un esempio)…

Dalla confusione Sé-altro si passa quindi a quelle Corpo-mente, salute-malattia, fantasia-relatà

Il tempo passa e quando il tempo passa è inevitabile registrare dei cambiamenti nel nostro modo di vivere e reagire alle gioie e dolori della vita che ci circonda. Sono talmente tante, a ben pensarci, soprattutto i secondi che difficilmente si riesce a capire come si possa decidere (e del tutto volontariamente) di aggiungere ad esse quelle di un mondo così "strano" come quello dei Mercati Finanziari. Un mondo dove i "numeri" li fanno inevitabilmente quelli che giocano veramente (un bel gioco, tipo il golf, si fa di tutto per centrare la buca,  peccato che non chiedano mai se disturba troppo fare la parte della pallina).

Si viene sbattuti a destra e sinistra, con la leggerezza di una piuma… eppure un certo "peso" si pensava di averlo ed invece alla fine ci si accorge che l’unico peso possibile è quello della attrazione di gravità che, soprattutto nei Mercati a termine costringe inevitabilmente a terra. "A terra" come il nostro umore… e non solo quello.
 


DIFESE IMMATURE

Vediamo ora i "meccanismi di difesa immaturi": Somatizzazione, Ipocondria, Fantasia schizoide.

 

 

1. Somatizzazione

 

La persona tende a reagire con manifestazioni somatiche piuttosto che con sintomi psichici. Nella desomatizzazione le risposte somatiche infantili sono sostituite da pensieri ed affettività (leggi "emozioni" n.d.r.). Nella Risomatizzazione, la persona regredisce a forme somatiche più precoci quando deve risolvere conflitti".  Alla luce di questa definizione, il discorso sui "mal di pancia dei bambini" fatto prima inizia ad acquistare un certo significato. Ma cosa c’entra con il nostro trading?   Intanto, per iniziare, a renderci conto di come la vita ci porti a volte a fare passi avanti, a crescere, permettendoci e rendendoci capaci di pensare ed emozionarci di fronte agli "eventi di tutti i giorni" anche i più banali, figuriamoci di fronte al trading che tanto banale poi non è.   Altre volte invece, i passi non sono avanti ma indietro… "regrediamo" traducendo gli accadimenti in malori corporei… tornano i "mal di pancia", abbandonati dai tempi della scuola.

 

Anche in questo caso, quindi, qualcosa ci distoglie dall’emozione provata, il vero "segnale" da analizzare ed interpretare per prendere le misure ai nostri comportamenti e scelte operative. La difficoltà nel tradurre e riportare al loro significato originario questi segnali corporei così diversi per ciascuno (gastriti, aumenti della pressione arteriosa, cefalee, digestione lenta ecc.) sono enormi e dovute al fatto che, spesso, queste manifestazioni, presentandosi in forma lenta ed insidiosa ed evidentemente anche relativamente innocua, vengono "inglobate" nella generica interpretazione "è lo stress" inserendo così in un unico "calderone" tutti i fattori di stress presenti contemporaneamente, ora ed adesso, nella nostra vita quotidiana… fra cui, sicuramente, il trading.

 

Viene meno così il "messaggio emotivo" che ci indurrebbe ad analizzare meglio il modo con cui ci poniamo di fronte al trading e, magari a sceglierlo in un’altra forma… meno stressante per il nostro modo di essere…   Che fare?   Chi si fosse riconosciuto nelle descrizioni fatte finora (chi per intendersi pensa di essere uno che generalmente "somatizza" di fronte allo stress) potrebbe provare a ricorrere alla tecnica di "selezione immaginativa" per cercare di individuare le fonti principali del proprio stress. Il procedimento è semplice ma, al solito, di grande portata psicologica. In un primo momento dobbiamo cercare di elencare tutti i principali fattori di stress presenti, individuabili nelle situazioni che creano disagio o che sono fonte di discussione con chi condivide con noi, oltre la quotidianità, gli affetti… lasciamo a questa prima fase il tempo necessario, dedichiamogli qualche giorno…magari anche una settimana.   Quando pensiamo di averli individuati tutti passiamo alla seconda fase: scegliamo un giorno in cui siamo particolarmente liberi da impegni, un luogo dove possiamo trascorrere un paio d’ore tranquilli senza essere "disturbati". Prendiamo il primo "elemento stressante", chiudiamo gli occhi ed iniziamo a pensare, cercando di immaginare come sarebbe la nostra vita senza di esso, in termini di tranquillità emotiva però e non di maggiore o minore piacevolezza… dobbiamo farlo concretamente cercando di immaginare la nostra giornata così com’è, dalla mattina alla sera, uguale a sé stessa e diversa solo per l’assenza di uno (ed uno solo) dei nostri "elementi stressanti"   Uno ad uno i nostri "stressors" scorreranno davanti ai nostri occhi nella loro assenza. Alle giornate trascorse in loro assenza, ad una ad una, daremo un punteggio in relazione alla minore o maggiore tranquillità percepita, riuscendo così, alla fine, ad individuare il posto occupato dal nostro "trading" all’interno della "graduatoria finale".   Certo, se finisce "piazzato, tra i primi tre, ci sarà difficile continuare ad ignorare la valenza stressante della nostra esperienza, sarà utile allora passare magari ad una "terza fase" in cui potremo trovare, se proprio l’interesse è tanto da non poterne fare a meno, un modo diverso e più in linea con le nostre modalità personali e, soprattutto, facendo i conti con le altre nostre attività cui dobbiamo, per necessità, inevitabilmente occuparci.  

 

 

2. Ipocondria

 

Cioè l’atteggiamento psichico caratterizzato da una costante apprensione per la propria salute e dall’ansiosa o addirittura ossessiva tendenza a sopravvalutare i minimi disturbi.

La differenza con la somatizzazione è sottile. Diciamo per semplificare che nella prima (la somatizzazione) si viene a creare un dolore da sofferenza fisica reale nella seconda (l’ipocondria) manca un vero "danno fisico". Quello che è reale è solo il "dolore" e la sua "rappresentazione mentale" di essere fragili e di aver subito un danno in senso esteso.   Qui di applicazioni al campo "Borsa e Mercati finanziari" ne troviamo almeno quante ne troviamo nella vita di tutti i giorni, che poi, forse, ha un significato maggiore a livello della propria crescita personale. E’ vero che stiamo parlando di "trading", ma gli argomenti toccati vanno a toccare delle personali situazioni, interne ad ognuno di noi, ed il significato che ne deriva dovrebbe essere un’armonia capace di riempire tutta la nostra vita e la nostra esistenza, che le dia significati o, almeno, maggiore comprensione.   Quanto alle possibili applicazioni alla Borsa ed al trading, il meccanismo ripete quanto scritto prima: a questo livello (il trading) poco importa se il "danno fisico" c’è o meno, quello che importa è la "rappresentazione", il significato psicologico del "dolore" presente in entrambi i casi (sia nella somatizzazione che nell’ipocondria).

 

 

3. Fantasia schizoide

 

Si parla di fantasia schizoide quando attraverso la fantasia la persona indulge in un ritiro autistico per risolvere i conflitti ed ottenere gratificazione. Viene evitata l’intimità interpersonale, e l’eccentricità serve a respingere gli altri. La fantasia, quella stessa fantasia che ci ha accompagnato nelle favole della nostra infanzia permettendoci di "esorcizzare" le relative paure (paura di non essere amati ed amabili, paura di perdere le persone care, paura di quanto era al momento sconosciuto e temibile) quella stessa fantasia rischia ora di rivolgersi contro di noi e diventare "schizoide" allontanandoci dal mondo e dalle persone che ci circondano.

 

Dunque non esiste un solo tipo di fantasia, ma almeno due o, per dirla meglio, la fantasia ha un "potenziale positivo", quando viene messa in atto per tranquillizzare di fronte l’ignoto e permettere la crescita dell’individuo migliorando la sua capacità di socializzazione in relazione alla crescente fiducia in , ed un "potenziale negativo", la "fantasia autistica" di cui stiamo parlando, quando al posto di avvicinare l’altro lo si allontana richiudendosi in sé e nelle proprie immagini fantasmatiche, nei propri "racconti interni" dove, naturalmente, il protagonista vincente non può che essere colui che, più o meno consapevolmente, sta mettendo in atto il "gioco", una fantasia che allontana, oltre che l’altro, la realtà stessa, che non permette una valutazione critica del successo, inteso come evento passato e non come magico momento di gloria.

E’ la fantasia di chi, prima ancora di entrare in trading, solo in virtù delle ipotetiche analisi svolte su direzioni ed obiettivi dell’Indice, comincia a pensare, a fantasticare appunto, sulla possibilità, neanche tanto remota, di diventare presto un trader vincente, incapace di pensare a ciò che questo veramente comporta: giornate piene di stress in funzione di operazioni che non sono girate per il loro verso, fortunatamente bilanciate e superate da altre che invece il "verso giusto" l’hanno preso; operazioni su operazioni chiuse alla pari od in perdita per stop, essendo così costretti a ricredersi sulle analisi fatte ed altrettanto costretti a farne delle nuove.

 

Tutto questo è assente dal nostro "fantastico schiziode". Egli "sente" senza il minimo dubbio, come per magia, di essere un prescelto, un eletto, così come altrettanto per magia vanno i suoi trading, tutti naturalmente vincenti. Trascorre così nel suo mondo gran parte della giornata arrivando ad iperboli assurde nel momento in cui comincia a considerare quello che potrebbe fare con tutti i soldi guadagnati. Molta beneficenza, naturalmente, quasi a dover ripagare la sorte che lo ha prescelto fra tanti "mortali". Peccato che questa fantasia non vada oltre e che ad un certo punto in modo altrettanto magico si recuperi l’aderenza alla realtà e si debba fare i conti con essa. Si corre il rischio e la tentazione di voler tornare a sognare innescando così un perfetta spirale perversa: più le cose vanno male e più si immagina quanto sarebbe facile drizzarle con una sola "botta" veramente "giusta".

  

 

DIFESE NEVROTICHE

 

Lasciate alle spalle le "difese immature" volgiamo lo sguardo verso quelle "nevrotiche".  E’ opportuno ricordare che si parla di difese, è vero, ma "l’oggetto" verso cui il nostro "Sé" vuole difendersi, ovvero le emozioni negative dovute al trading perdente, non sarebbe affatto da ignorare, anzi. Quindi il termine "difesa" assume un significato se non proprio "perverso" perlomeno distorto.

 

 

1. Repressione e rimozione

 

Il concetto di "meccanismo di difesa", descrive bene il significato di "Nevrosi". Non ha caso la "Rimozione" ha rappresentato la "spina dorsale" dell’intero pensiero Freudiano.   Diciamo allora che il meccanismo di difesa nasce "nevrotico" e solo gli ulteriori sviluppi sul "Sé" hanno consentito l’elaborazione concettuale degli altri 3 tipi (narcisistici, immaturi, maturi).

 

Mentre la difficoltà (intesa come "capacità di riconoscerli in sé") dei primi due gruppi, quello "narcisistico" e quello "immaturo" stava nella loro "primitività" rispetto al modo di pensare adulto, la difficoltà dei prossimi, i nevrotici, sta nella loro pervasività rispetto a noi stessi.

Siamo talmente abituati dalla vita di tutti i giorni a mettere in atto questi mdd che oramai non ce ne rendiamo più conto, non ce ne accorgiamo, è normale sia così.  Potrebbe essere altrimenti?

 

Certo che sì, altrimenti il nostro capitolo finirebbe qui invece, per fortuna, abbiamo un altro importante paragrafo, l’ultimo, quello suo "meccanismi maturi"…     Comunque in questo come negli altri casi non è necessario cambiare troppo per stare meglio… il solo rendersi conto che si sta andando verso questo o quello (meccanismo di difesa) permette spesso di risolvere certi importanti "brogli" psicologici… basta solo un po’ di allenamento…cercare di aumentare questa capacità riconoscitiva pensando, anzi, ripensando a sé ed a qualche "proprio evento di vita" appena trascorso mettendo in atto quello che, in termini matematici, viene definito "procedimento per assurdo"… mi spiego meglio:     E’ successo un certo fatto, più o meno importante. Proviamo, per assurdo appunto, a pensare che necessariamente abbiamo "indossato" un certo meccanismo di difesa e proviamo a pensare quale, magari confrontandoci con qualche amico che, come noi, è interessato a questi risvolti psicologici della vita e con il quale abbiamo condiviso queste riflessioni… un allenamento semplice, quasi banale, ma anche in questo caso l’apparente banalità nasconde una "forza psicologica" enorme…     Certo forse questo addestramento sarebbe meglio farlo quando avremo finito tutto il discorso sui meccanismi di difesa e, a ben guardare, ci manca ancora qualcosa di abbastanza importante da dire… che volete farci a volte le mie "riflessioni" sono così spontanee che neanche io riesco a stargli dietro…vorrà dire che metteremo da parte quanto scritto oggi per quando "avremo finito"… intanto cominciate ad esercitarvi… 

 

 

2. Spostamento

 

Approfondita la questione sulla rimozione, ci occupiamo ora dello "spostamento":  "Una catessi di un'emozione o di un impulso da un'idea o un oggetto viene deviata ad un altro, simile all'originale per qualche aspetto o qualità. Lo spostamento permette la rappresentazione simbolica dell'oggetto originale in un modo che evoca meno angoscia dell'originale".  

In virtù della maggiore "vicinanza" ad una difesa "Matura", lo Spostamento assume, come meccanismo di difesa, una valenza maggiore ed un significato di "maggior respiro".   Mentre gli altri meccanismi hanno senso solo, o quasi, nel dare calma all'angoscia presente nelle conseguenze dei nostri comportamenti, in questo caso il riuscire a spostare "l'impulso" comportamentale da un "oggetto" ad un altro (meno ansiogeno) ha un effetto "tranquillante" che dura nel tempo.  Proviamo a pensare al trader "vero" quello che opera con gli strumenti derivati ed in particolare con il Fib, giorno per giorno si deve confrontare con le angosce e le ansie profonde legate al suo trading. Magari è in guadagno, anche di molto, ma ciò non toglie che questo passi attraverso la necessità di tollerare la frustrazione di molti trading comunque perdenti lo "Spostare" l'attenzione (e conseguentemente l'operatività) anche solo momentaneamente dal "derivato" all' "azionario" gli potrebbe facilmente comportare un senso di maggiore calma e tranquillità che, nel caso di uno spostamento provvisorio, gli consentirebbe un ritorno al derivato fornito di una maggiore "energia psichica". Potrebbe invece decidere di rimanere tra le azioni in modo più "definitivo", ecco allora che "l'effetto tranquillante" dello Spostamento avrà una durata certamente maggiore. Se ciò non bastasse, e ciò vale anche per chi al derivato non è mai arrivato, si potrebbe pensare ad uno Spostamento ulteriore, dall'azionario al risparmio gestito, tipo Fondi comuni, anche in questo caso l'effetto tranquillante è di maggior durata ma, in modo altrettanto uguale, le "separazioni" da accettare sarebbero molte ("non sono più io a decidere", "devo scordarmi della possibilità di performances strabilianti, affidarmi a guadagni più limitati anche se magari più sicuri", "devo scordarmi di alzarmi ogni mattina interessato a cosa sia successo a Tokio" ecc. ecc), ma anche in questo caso, per qualcuno almeno, forse potrebbe essere la strada migliore da percorrere. Piano piano ci stiamo sempre più indirizzando verso la ricerca di propri modi di fare trading... cercare la propria strada, quella che meglio si aderisce al nostro personale modo di essere.

Riguardo allo spostamento un ultima considerazione: Pericolosa, pericolosissima, anzi, e da valutare attentamente, la situazione nella quale lo Spostamento è stato già messo in atto al momento di iniziare a fare trading per allontanarsi ed evitare altri tipi di ansie ed angosce.  Si è caduti "dalla padella alla brace" e, soprattutto, probabilmente si sta evitando di pensare a cose verso cui, invece, converrebbe tornare a pensare. Ma tornare a farlo potrebbe significare doversi ri-esporre verso emozioni che si era preferito dimenticare e verso le quali, per il momento almeno, si è deciso di mettere in pratica un "pass-par-tout" di meccanismi di difesa (rimozione-negazione, spostamento appunto, ecc) efficace, al solito, al momento, ma, sempre al solito, prima o poi arriverà qualcosa o qualcuno che ci costringerà a tornare a fare i conti con queste nostre "emozioni nascoste".  

 

 

3. Controllo

 

Si parla di “Controllo” quando Esiste un tentativo eccessivo di gestire o di regolare gli eventi o gli oggetti nell'ambiente per minimizzare l'ansia e per risolvere conflitti interiori. 

Il "Controllo" come meccanismo di difesa utilizzato al solito scopo di eliminare o ridurre le emozioni negative o, più genericamente, l'ansia relativa ad esperienze spiacevoli, nel nostro caso, esperienze di trading perdenti.


Per far sì che il comportamento agito rientri in questo "Mdd" il modo di gestire e regolare la necessaria e inevitabile variabilità del mondo circostante deve essere effettivamente "eccessivo". Tuttavia non parlando di variabili quantitative misurabili "discretamente", ma "continue" (discrete o continue riferite come carattere della variabile da osservare), proprio qui è possibile che insorgano equivoci: Quando è "effettivamente eccessivo" il controllo esercitato? Ed inoltre: Ciò che è "effettivamente eccessivo" per me, può non esserlo per qualcun altro?
Difficile rispondere sia alla prima che alla seconda domanda senza cadere in riduzionismi che porterebbero il discorso su altri livelli, diciamo semplicemente che, effettivamente, la misura dell'eccesso del parametro è soggettiva, cambia quindi da persona a persona tuttavia si può identificare proprio in una maggiore tendenza a controllare l'ambiente una maggiore capacità o predisposizione a privilegiare questo Meccanismo ad altri.


Come al solito il discorso esce dallo stretto campo del trading per investire il nostro modo globale di essere. è impensabile pensare che, ad esempio, chi tenda a "controllare" le sue esperienze (ed emozioni relative) di vita pianificando ed organizzando ogni minuto del suo tempo affidandosi ai più moderni mezzi che la tecnica mette a disposizione (agende elettroniche parlanti, computer che suonano avvisandoci magari che il telefono sta squillando ecc) riesca poi ad evitare il contatto e relativo contratto con il "trading on line" (magari tramite telefono cellulare). 

Stacchiamo la spina ogni tanto, allungando gli orizzonti temporali dei nostri trading magari potremmo permetterci, di nuovo, di non sapere, prima del primo caffè della mattina, se il Nikkey sta salendo oppure no. E questo non solo per guadagnarne in salute, cosa inevitabile per fortuna, ma anche per provare una strategia di trading che lasci la possibilità di ritornare a pensare anche ad altro, cosa impossibile se siamo "costretti" dalla necessità di "controllare" in tempo reale l'entità dei guadagni o, malauguratamente, delle perdite.

 

 

 

4. Razionalizzazione

 

Razionalizzazione: la persona offre spiegazioni razionali per tentare di giustificare atteggiamenti, opinioni o comportamenti che possono essere altrimenti inaccettabili. Questi motivi sottostanti sono di solito determinati dall'istinto"

 

Con la Razionalizzazione terminiamo il gruppo dei "Meccanismi" nevrotici, disturbanti oltre che per il fatto di non portarci da nessuna parte (se non placare almeno un poco l'ansia relativa all'evento cui si riferiscono), anche perché tendono a darci una lettura della realtà distorta e del tutto personale (nevrotica appunto!). 

Si potrebbe obiettare che è sempre "personale" e "soggettiva" il modo con cui diamo significato a ciò che ci circonda. Perché definire nevrotico questo modo di fare? In questo caso il concetto di nevrotico si riferisce più al termine "distorto" che a quello di "personale". O per meglio dire a tutti e due messi insieme, cioè al "personale modo distorto" di leggere e dare significati. 

A leggere bene questo è il "principe" dei meccanismi, non per l'importanza assunta ma perché al suo interno è possibile intravedere l'essenza stessa ed il significato di "difesa". Difesa dall'emotività, quindi, riduzione del comportamento e dei suoi significati alla sola componente razionale. 

La razionalizzazione tende "liberarci" non solo dai fastidiosi frammenti emotivi dell'esperienza, ma anche ad affrancare il giudizio nostro verso noi stessi rispetto a pericolose cadute della propria immagine rispetto sé stessi, della propria autostima insomma. 

Cerchiamo di concretizzare il discorso... 

L'impressione è che questo meccanismo sia talmente diffuso nel mondo che ci circonda (quello dei Mercati Finanziari e del Trading), che sia veramente difficile da "isolare".
O
gni volta che le cose non vanno come sono state pensate la Razionalizzazione viene "chiamata in causa", soprattutto da coloro che, per lavoro o per piacere personale, sono tenuti a dover esprimersi in anticipo su eventuali movimenti futuri degli andamenti borsistici. Vengono quindi date delle spiegazioni razionali ad un evento che, in quanto frutto del comportamento di una moltitudine di persone, impedisce qualsiasi spiegazione.

così finisce che la stessa (spiegazione) finisce per essere data sia a "spiegare" un fatto sia a "spiegarne l'opposto"... come finirà con la storia dei Tassi di interesse o, per essere più attuali, con la debolezza dell'Euro... Se le Borse saliranno è perché l'Euro debole favorisce l'esportazione se scenderanno è perché lo stesso (Euro debole) diminuisce la produzione... in pratica si finisce per non aver spiegato nulla però non si è stati costretti a doversi mettere con il cuore in mano di fronte a sé stessi e dirsi sinceramente: "

Vista l’impossibilità di spiegare l'inspiegabile consegue un momentaneo senso di smarrimento da cui però si ricaverebbe un'enorme ricchezza personale (che sarebbe facilmente trasformabile in "tensione operativa") quella della semplice regola di affidarsi a chiari segnali di "salita" o di "discesa" senza voler avere la pretesa di "anticipare" il Mercato.

Significherebbe, è vero, accodarsi al comportamento della massa, ma è proprio questa la forza di questa strategia. E' vero, si dice: "compra quando tutti vendono e vendi quando tutti comprano" ma questa strategia vale per visioni di mercato lunghe (anni, decenni). Sicuramente (con tutti i limiti che questo termine comporta in questo campo) comprare Titoli in evidente stato di "abbandono" alla lunga darebbe grandi soddisfazioni ma bisognerebbe avere, nello stesso tempo la possibilità (liquidità) di non finire per trascurare altri Titoli "In trend" che le stesse soddisfazioni potrebbero darcele in molto meno tempo. Alla fine si finisce o di comprare l'intero listino con i dovuti "pesi" (magari si potesse, allora sì che l'obiettivo della "replicazione dell'Indice" sarebbe raggiunto), o con il solito problema di scelta. Scegliere quale titolo, scegliere quale tipo di trend, scegliere quale Mercato, scegliere, forse infine, se come hobby sia meglio il trading o chissà forse casa altro ancora. 

 

 

 

DIFESE MATURE

 

 

1. Sublimazione

 

Cioè la gratificazione degli impulsi e la ritenzione degli scopi viene raggiunta, ma il proposito o l'oggetto vengono spostati da qualcosa che avrebbe potuto essere socialmente reprensibile a qualcosa di socialmente accettabile. La sublimazione permette di incanalare gli istinti, piuttosto che bloccarli o dirottarli. I sentimenti sono riconosciuti, modificati e diretti verso un oggetto o uno scopo significativo, e si ha una modesta soddisfazione degli impulsi.

Come abbiamo visto all'inizio, il significato dei Meccanismi di difesa era quello di permettere la "gestione psicologica" dell'emozione negativa legata ad esperienze spiacevoli, in particolare nel nostro caso nel trading. Gestione che fino ad oggi (cioè utilizzando i meccanismi su cui ci siamo dilungati fino ad oggi) avveniva attraverso il misconoscimento della stessa (emozione negativa) proprio grazie ad essi (i meccanismi).

Ora invece le cose vanno in modo diverso, l'emozione è presente, possiamo sentirla, ne abbiamo consapevolezza tuttavia riusciamo a sopportarla nella sua valenza negativa perché abbiamo un altro scopo, positivo e complementare, la cui emozione positiva di soddisfazione va a bilanciare la valenza negativa della prima. Complementare, abbiamo detto, e ciò è fondamentale perché per esistere, la seconda emozione (quella positiva) ha bisogno della prima (quella negativa). Questa è la "sublimazione". 

Come al solito cerchiamo di aiutarci con un esempio per aumentare la comprensione del concetto.

Siamo alle prese con il nostro trading che, giorno dopo giorno, ci produce diverse perdite, anzi, ad un certo punto, le perdite sono maggiori delle vincite ed iniziamo ad "intaccare" il capitale così faticosamente messo da parte, il nostro stato emotivo ne risente ma noi non ne siamo consapevoli perché riusciamo a "tenerlo a bada" grazie ai nostri meccanismi: oggi negazione, domani spostamento, domani ancora fantasia schizoide, poi di nuovo spostamento e così via. Ad un certo punto però, quasi all'improvviso iniziamo a sentirla, la tristezza relativa alla perdita così come la paura che questa possa ripetersi. 
Sono emozioni forti e dolorose, difficili da sopportare tanto che siamo sul punto di abbandonare. Ma ecco a questo punto farsi larga forte e prepotente la "sublimazione": è vero, siamo tristi per le perdite dovute ai nostri errore ma se riuscissimo, ad esempio, proprio grazie ad essi ad evitare che altri possano vivere la stessa esperienza, almeno a qualcosa sarebbe servito, se poi questo qualcuno magari ci fosse talmente grato da diventare nostro amico sarebbe il massimo (non si dice forse che "chi trova un amico trova un tesoro"?).

 

 

2. Umorismo 

 

L'umorismo permette l'espressione manifesta dei sentimenti e dei pensieri senza disagio personale o immobilizzazione e non causa effetti spiacevoli negli altri. Permette alla persona di tollerare o persino mettere a fuoco ciò che è troppo terribile per essere sopportato; è diverso dall'arguzia, una forma di spostamento che comporta la distrazione dal problema affettivo. 

L'umorismo quindi o, ancora più adatto al nostro caso, l'auto-umorismo, è la chiave con cui possiamo aprire le nostre porte emotive più spiacevoli, "tollerare e perfino mettere a fuoco ciò che è troppo temibile per essere sopportato", usando le stesse parole della definizione data. 

L’umorismo entra quindi proprio nel profondo della nostra costruzione psicologica e così, disinvolto, si aggira in essa andando a cercare proprio quegli aspetti che, altrimenti e senza di esso, sarebbe difficile se non impossibile incontrare. Si sofferma soprattutto di fronte all'immagine di sé stessi troppo facilmente distorta soprattutto nel verso di una megalomanica ed ipertrofica stima di sé. 

La capacità, se non proprio di ridere almeno di sorridere dei nostri difetti e delle nostre "utopie psicologiche" permette il confronto con i propri limiti e, proprio osservando dove questi ci hanno fermato nel passato, la possibilità di aggirare l'ostacolo e, comunque, andare avanti.

Siamo arrivati alla fine del nostro "Viaggio" attraverso i meandri dei "meccanismi di difesa", una difesa paradossale nei confronti dei segnali emotivi spiacevoli ma utili legati alle nostre esperienze negative. Una difesa paradossale tranne l'utilizzo di questi ultimi due. Ma ciò non sarebbe possibile senza una corretta valutazione della propria stima di sé.

  

 

Stima di sé, causa o effetto del trading

 

La stima di sé come misura della propria potenzialità di trader o, meglio, come indicatore del tipo di trading da scegliere.
O piuttosto il trading come una delle tante possibilità che continuamente scegliamo per metterci alla prova, una misura quindi delle nostre capacità e del nostro "effettivo valore sul campo".


Chi si sente proteso verso questa seconda possibilità, non si stima molto. Con questo non significa che  abbia "problemi" o che come trader sia necessariamente un perdente, assolutamente. Certo è che l'aver bisogno di mettersi in competizione, e addirittura con sé stesso, rischi, o prima o poi, di creare seri problemi.  Non in riferimento alla possibilità di perdere un certo numero di operazioni cosa tra l'altro inevitabile, ma all'idea di fallimento che può insorgere nel momento in cui, per un motivo o per l'altro, si sia costretti ad abbandonare il trading proprio dopo un certo numero di operazioni negative, con un'idea di sé perciò tutt'altro che positiva.

 

Analoghi problemi possiamo trovarli in chi inizia l'esperienza del trading con una stima di sé esagerata. Colui che si sente in grado di "battere" il mercato può rischiare di trascurare troppo le "perdite" cui va incontro per "tendere" verso questo suo obiettivo.  E' vero che un atteggiamento competitivo è inevitabile nel momento stesso in cui si inizia l'attività di trader ed in qualsiasi modo la si faccia, per hobby, per passione o per professione, tuttavia è bene ricordare che la competizione nasconde un'insicurezza di fondo in sé e nelle proprie capacità; un'insicurezza nei confronti della quale bisogna, umilmente, prendere consapevolezza ed instaurare una proficua convivenza. Il rischio per un "tipo" del genere, qualora dovesse "abbandonare" non sarà certo quello di sentirsi "meno grande"... magari! Almeno a qualcosa sarebbe servito l'inevitabile alleggerimento del suo portafoglio in siffatta situazione. Sarà possibile trovare anche in questo gruppo abili traders, ma non è la regola.

 

Chi sono allora i traders migliori e che relazione hanno con la propria stima di sé? 

Sono quelli che si possono permettere il lusso di... scegliere!
Scegliere se continuare o meno a "fare trading", senza che ciò comporti una diminuzione od un aumento della propria "stima di sé" che, con consapevole umiltà, valutano quanto quella di tanti altri. 

Sono quelli che sanno che i risultati arrivano dopo aver pagato col sudore della propria fronte le notti insonni sui libri per cercare di "imparare l'arte" da chi già è passato sugli stessi sentieri. 

Sono quelli che quando il trading va bene dicono: "sono stato bravo, ma anche fortunato" e, per questo, mai si fanno passare per la mente di aver trovato finalmente la formula vincente "per tutte le stagioni", ma solo un modo, tra i tanti, di creare profitto con impegno e disciplina ed un'enorme attenzione a tutti i passi da fare per conseguirlo (il profitto) ed anche "da non fare" riuscendo, a volte, ad osservare gli eventi che si sfogliano sotto i propri occhi senza dirsi continuamente "ecco vedi, se compravo... e se vendevo...", aspettando il "segnale" del proprio Trading System o "la sensazione" su cui ha costruito il proprio metodo operativo.

Sono quelli che vivono il Trading non come una droga ma come una tra le tante esperienze e passioni con cui arricchiscono, oltre al proprio portafoglio, la propria vita. 

 

Abbiamo già visto quindi come riteniamo una benevola stima di sé condizione necessaria ed indispensabile all'attività di trader sia che lo si faccia  per pura passione o diletto sia che il trading sia diventata la professione principale da cui traiamo reddito.
Certo in questo secondo caso, che non è certo la situazione più comune, le emozioni in ballo sono diverse e non solo quelle: se non guadagni alla fine del mese non mangi.

 

E' vero, si ha la possibilità di avere tutto il tempo per rimanere davanti al monitor e poter, così, operare anche intraday, ma, è abbastanza risaputo, più si cerca di cogliere "cicli brevi" più il guadagno è maggiore e, poiché nessuno regala niente a nessuno, altrettanto più alto è il rischio di incorrere in "falsi segnali" e quindi di dover monitorare "a vista" le proprie posizioni e dover ricorrere, nei casi, all'uso di prefissati stop-loss, l'uso dei quali sarà presumibilmente più frequente, così come maggiore saranno le frustrazioni anche se adeguatamente bilanciate dai "trade giusti". 

Comunque anche chi si affida a cicli più lunghi e sceglie di dedicarsi anche ad altro nella vita, può togliersi le sue belle soddisfazioni, liberandosi, in parte, anche dalla schiavitù del monitor del computer. 


Nell'uno e nell'altro caso comunque, una strategia operativa precisa e pre-determinata rispetto al trading è necessaria e non solo rispetto a quali segnali seguire, affidandosi o meno a quelli automatici, ma anche rispetto a quanto investire nel momento in cui di decide di seguire un certo segnale.
 Una predeterminata strategia di "management" deve essere "studiata" e "decisa" in modo  rigoroso.

 

In una adeguata strategia di management, l'errore dovrebbe essere previsto, messo in conto, dato quasi per certo, quasi fosse il "Prezzo da pagare per vincere".

L'errore può arrivare anche alle "9 possibilità su 10" senza per questo annullare la "Bontà del nostro sistema sia di trading che di management": l'importante è che, analizzando proprio questo caso estremo, nell'unica possibilità vincente guadagni più che nelle altre 9 perdenti. 
E' un caso estremo, è vero, ma forse più di altri esempi chiarisce il significato del discorso. Se è vero che ogni sistema previsionale, sia esso "umano" che "automatico" comporta una serie di errori, allora il capitale che intendiamo "mettere in discussione" deve essere diviso in quote proporzionali alle possibilità di errore che riteniamo probabili nel nostro Sistema in modo da "restare in gioco" il più a lungo possibile. Quindi, se il nostro sistema sbaglia 6 volte su dieci dobbiamo dividere il nostro capitale in 10 parti, se sbaglia una volta su 3, in tre parti ecc. e, naturalmente, mettere in gioco per ogni trade una sola delle quote così determinate.

Certo, il "denominatore" delle nostre osservazioni sarà maggiore quanto più ampio sarà il periodo di osservazione: 1, 2, 3 anni, anche in questo caso la scelta sarà del tutto personale e dipenderà dal tempo che abbiamo deciso di mettere al servizio di quel determinato sistema ma anche, come al solito, dal grado di umiltà con cui ci poniamo nei confronti del Mercato.

 

Pietro Di Paolo